in ARcan-Can-Can Hitettura, Milano, Innovation Studio Edizioni, 2000

Gianluca ha scritto da qualche parte che il mondo è un massacro (e che chi voglia esprimere in arte la propria felicità è, di conseguenza, un idiota). Lasciatemi scrivere che un’introduzione che pretende di spiegare non so che di un’opera, tanto più se non scritta dall’artista, è comunque un’idiozia.
Non credo necessariamente in toto a nessuna di queste due affermazioni; credo che possiedano del vero, e mi va di appoggiarle qua, all’inizio.
Poi: so che la poesia non è sintesi esclusiva della letteratura, non è quel modo di esprimersi scarnificando all’osso forma e contenuto di periodi di parole che ci viene tradizionalmente e convenzionalmente insegnato.
Poesia è uno dei modi di espressione, sintesi si di forma e di contenuto ma non di parole necessariamente, bensì di quelli che sono di ogni mezzo espressivo i propri specifici linguistici, a cui ogni arte tende.
Poi Gianluca, artista peccatore di decorazioni contro natura, nella sua poesia a fumetti, probabilmente la più necessaria delle sue molteplici forme artistiche derivate dal segno, è finalmente sconfitto. La sua architettura di simboli e figure subcoscienti si riduce ad un abbaiare smarrito; la sua lucida, elegantemente ed inquietantemente affascinante scrittura qui cade, stanca di tutto, e risorge, ora veramente umana animalingua.
Ancora, Gianluca è arrivato tra quegli artisti del segno che hanno intercettato il crocevia di simboli e colori che tiene in sé arte classica e pop graffiti, avanguardie artistiche ed antenne televisive, arte nata popolare in sintonia e guerra con la complessità moderna.
“Gianluca Costantini: la sua ossessione è il rapporto tra disegni e parole, tra segni e poesia”.