ChannelDraw
Gianluca Costantini
Reality

Costantini, il visionario del web

Eclettico e sincero, passa dal fumetto alla grafica e alle decorazioni.

a cura di Marco Pellitteri
da Fumo di China n.100, maggio 2002

Gianluca Costantini è disegnatore, illustratore, fumettista, grafico e animatore per il web, promotore culturale. Numerose le sue esposizioni personali e collettive, in Italia e all’estero, e le sperimentazioni che da diversi anni lo contraddistinguono come variabile impazzita e poliedrica del panorama delle arti visive in Italia: mail art, web art, illustrazioni su quotidiani, CD-ROM interattivi.
Intervistare Gianluca Costantini è facilissimo. Gli ho posto delle domande piuttosto normali, e lui non ha fatto che sorprendermi con riposte fantastiche. Leggete.

Gianluca Costantini, la biografìa presente sul tuo sito www.gianlucacostantini.com è vera o clamorosamente inventata? Davvero la tua vita è così aventurosa? Dopotutto ti si immagina per lo più a disegnare e al computer. Anche se in effetti le tue illustrazioni visionarie hanno forse bisogno di essere ispirate da viaggi inconsueti ed esperienze inconsulte…
Potrei dirti che è tutto vero, che mi piace mentire, che la vita è una completa menzogna – così mi disse un uomo al bar una mattina di ottobre – potrei dirti che non mi chiamo Gianluca Costantini, che è un nome falso, inventato. Cosa cambierebbe? Io non esisto: esistono le mie decorazioni, e sono loro che mi disegnano nel mondo. Sono stato a San Francisco? Ho conosciuto William Burroughs? Ho preso lezioni di fumetto da una bambina di cinque anni? Mi strapperei gli occhi per sapere chi sono veramente. Sono in pieno delirio?
Mi piace viaggiare, questo è certo, ma non è necessario, la visione si crea nel tuo cervello galleggiante, bisogna lasciarsi andare in un’estasi da monaco
tibetano mentre crea il suo Mandala, ipnotizzare la propria parte razionale. Cercare di non pensare. Cercare di dividere il corpo dalla mente. Ti sto dicendo la verità? Non credo nella meditazione. La bugia come forma d’Arte, una teoria molto interessante e facilmente applicabile; tutto è discutibile. Non dovremmo essere consapevoli del fatto che stiamo ingannando noi stessi? Quanto più inganneremo noi, tanto maggiore sarà I’inganno; con questa energia imponiamo il nostro stesso inganno agli altri. L’Arte stessa non è un processo di ricerca. un perseguire ammirazione, sicurezza, prestigio, potere. L’Arte è un inganno.

Quali sono gli artisti che ami di più che ti hanno ispirato? Citare Beardsley, o le stampe giapponesi, mi pare abbastanza ovvio… ma mi aspetto di essere sorpreso.
Quello che tu citi è ovvio ma anche vero, devo molto all’artista da te citato, e dal disegno giapponese, ma ci sono anche tanti altri come William Blake, Dante Gabriel Rossetti, Ferdinand Hodler, William Morris, Andreas, Bill Sienkiewicz, i mosaici bizantini, Albrecht Durer, Memling, HowardChaykin, le icone greche e russe, tutto ciò che è decorazione, gli scrittori Wlliam Burroughs, August Strindeberg, Shelley, Mallarmé, e poi c’è la musica, Dead Can Dance, Current93, Davide Sylvian, Maslimgauze, Ultravox e altri cento. La musica ti salva la vita. Sei sorpreso? Sono stato scontato? L’amore è l’amore.
Ci sono persone che non conosci, magari vissute secoli fa, non le hai mai incontrate, eppure ti sono vicine, sono amici, compagni di vita.
Quando morì William Burroughs oppure Allen Ginsberg, stetti male come se mi fosse morto un caro amico; ho cercato di capire questa mia reazione, e sono giunto alla conclusione che gli artisti formano delle collane di affinità elettive ce si prolungano per il mondo. Ora che sono passati anni dalla loro scomparsa, mi mancano, mi manca di vedere e di leggere le cose che facevano, la loro energia infinita. La loro presenza. Lo stesso succede anche per artisti vissuti moto prima della mia nascita, vedere un loro quando ti apre alla vita di adesso. Era un’intervista sui fumetti? Mi dispiace deluderti, ma non faccio differenza tra la vita e l’Arte. Un disegnatore che mi dispiace di non aver conosciuto o anche solo veduto è Alberto Breccia, il suo fumetto I miti di Cthulhu (1974) è dieci anni avanti come sperimentazione a qualsiasi fumetti di sperimentazione.

Non è un’intervista sui fumetti. È un’intervista. Vuoi citare, se ci sono state, delle esperienze cruciali nella tua vita che ti hanno fatto scegliere di fare quello che fai o comunque di adottare questi stili così eclettici e raffinati?
Non ci sono state esperienze che mi hanno segnato. Faccio quello che sono, quello che mi piace fare, lo stile viene fuori da solo in corrispondenza delle mie passioni e ricerche. Mi piace migliorare tecnicamente ogni giorno, raggiungere livelli di perfezione sempre maggiori, non fermarmi mai. Non è importante il campo, fumetto, pittura, web, poesia: l’importante è non fossilizzarsi come la maggior parte degli artisti. Non basta trovare la formulina giusta, bisogna continuamente sorprendere, spiazzare. Uccidersi continuamente, pensare che oggi il primo giorno di quello che ci resta da vivere. Sicuramente è stato fondamentale l’incontro con Fabrizio Passarella, il mio docente all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, nel corso di Decorazione. Mi ha aperto gli occhi al mondo della contaminazione, mi ha fatto soprattutto credere al mio talento (brutta parola), e a me stesso. Ho pubblicato da poco un albetto dal titolo Archeangiolie per le edizioni Sciacallo Elettronico a contemporaneamente per una raccolta in Portogallo, Mutate & Survive (Edizioni ChiliCom Carne): è stato per me un onore poter illustrare le sue parole. La mia vita è basata sulla conoscenza e sullo scambio con altre persone: senza questo c’è il nulla, la noia.

Tu viaggi molto; hai mai conosciuto artisti e fumettisti ti davvero importanti a livello storico? Da chi sei rimasto più colpito, se sì?
Ho conosciuto molti fumettisti, molti talenti e pochi geni. Vittorio Giardino mi ha dato molto, la passione soprattutto; lui è I’unico fumettista “storico” che ho conosciuto e che è degno di essere citato. Avevo solo diciannove anni, fra i tanti genietti, fintiartisti, grafici del cazzo che si credono Dei, nuove star. Lui è l’unico che mi ha fatto amare il fumetto con veri consigli di padre, gli devo molto, anche per quelle belle chiacchiere che forse allora non capivo nemmeno tanto. poi Daniele Brolli mi fece conoscere Giuseppe Palumbo, lui mise l’allegria nel mio fare fumetto e mi fece conoscere il mondo grafico che più mi assomigliava: Sandro Staffa, Diavù, Maurizio Ribichini, Squaz, insomma il cosiddetto underground italiano, come viene malamente detto. Rimasi anche molto colpito da qualche parola detta da Neil Gaiman sul mio lavoro, precisamente su Animalingua, in “schizzo presenta” n. 1: più che per quello che mi disse («ll fumetto può essere Arte e tu ne sei la prova») mi colpirono i suoi occhi, risplendevano serenità.

Torniamo a noi, con un argomento molto allegro: accanto a chi vorresti essere sepolto, dove, e con quale epitaffìo?
Vorrei essere sepolto accanto ad Albrecht Dùrer, a Norimberga, con scritto: «La trasformazione può aver luogo immediatamente, la rivoluzione è oggi, non domani». J. Krishnamurti. Mi piacerebbe anche Matisse, se fosse sepolto ad Algeri…

Cosa pensi delle recenti tendenze del fumetto italiano, ad esempio gli shōnen ai di Eva Villa, il fumetto Bologna-centrico del gruppo “Mondo Naif”, le collaborazioni fra autori di narrativa (come – brr! – Vincenzo Cerami) e fumettisti?
Il fumetto italiano è pieno di bravi disegnatori, ma io in questo periodo considero il 99%o del fumetto italiano merda assoluta: non c’è originalità né sperimentazione. Non mi interessano il fumetto Bonelli, “Mondo Naif”, gli shōnen ai, il fumetto d’autore bolognese mi annoia e soprattutto le collaborazioni narrativa – fumetto finora hanno prodotto solo emerite stronzate, a parte – ma è un fumetto statunitense – Città di Vetro di David Mazzucchelli.
Mi piacciono i lavori dove si respirano sincerità e fatica, poesia e ambiguità, amore. Guardo i disegni di Claudio Parentela, Maurizio Ribichini, Davide Catania e vorrei vederli tutti insieme in una rivista in edicola, perché dicono molto di più loro in due pagine che ottocento pagine di Dylan Dog. Perché i la gente ha bisogno di qualcosa di vero. E se non leggono le tue cose è perché non capiscono, e questa è solo colpa dell’autore. La gente non è stupida, capisce quando qualcosa è belle o trasmette qualcosa. Il fumetto anni Ottanta ha fatto solo dei danni, non erano altro che paninari del fumetto, postmoderni già vecchi. Autori che non hanno saputo rinnovarsi, poveri di idee, che ora sanno di muffa; mi offendo molto quando vengo paragonato a quel periodo, io sono qualcosa di nuovo, ne sono certo. Affronto il fumetto con “innocenza”.

Parole molto pepate. Spara con sincerità: da quale grande editore italiano ti piacerebbe essere pubblicato?
In questo momento non c’è nessun grande editore che mi interessa, mi piacerebbe fare qualcosa con Francesco Coniglio perché mi piace come persona, tutto qui, sicuramente mi autoprodurrò delle cose per conto mio, mi piacerebbe molto. Vedrete molto presto cose nuove. L’ultima fiera di Lucca è stato qualcosa di deprimente, le novità si contavano sulle dita di una mano, si sentiva la mancanza dell’ultracriticato spazio AlterVox. Mancava l’energia. Mancava la vera autoproduzione.

Ho già scritto su questa stessa rivista che le due dimensioni sono troppo poche per te, e infatti i lavori multimediali che hai realizzato e che continui a produrre lo dimostrano. Ti piacerebbe essere scritturato per un grosso lavoro scenografico per il teatro? Ci hai mai pensato?
Mi piacerebbe fare qualcosa per il teatro, ci ho già pensato, non so però se ne sarei capace, deve essere difficile, bisogna entrarci con il cervello. È un mondo molto strano. Sicuramente fare interagire le mie immagini con persone in movimento, con giochi di luce, sarebbe molto interessante ed entusiasmante. Ma no mi è mai capitata l’occasione.

Sono convinto che il tuo stile sia esportabilissimo per un film, o magari dei cortometraggi, di animazione.
Ho già fatto qualcosa per delle animazioni, e ci sto studiando su, mi interessa molto, sono di una generazione nata con i cartoni animati, vedere le proprie cose animate è qualcosa di eccezionale. Sarò ospite del festival di animazione di Perugia Cortoombria per il progetto inguine.net. E questo già mi farà avvicinare alla cosa, in preparazione ho un piccolo video per la rete, ma è ancora presto per parlarne.

Hai una musa ispiratrice? Cosa pensi del rapporto fra passione amorosa e fumetto?
La passione e il fumetto, almeno per quanto mi riguarda, vanno mano nella mano, quando sono innamorato creo cose molto più belle, non credo nelIl’artista maledetto, se uno è in armonia produce cose migliori. E credo sia sempre così. Spezzo una lancia in favore dell’Amore. Ho avuto e ho molte muse ispiratrici, donne naturalmente, le donne sono tutto nella vita. Che noia senza donne…

Non potrei essere più d’accordo. Ora dimmi cinque “buoni” e cinque “cattivi” del fumetto mondiale e/o italiano.
Buoni: Joe Sacco, Aleksandar Zogtaf, Dave Cooper, GO Nagai, Art Spiegelman.
Cattivi: Dave McKean, Igort, Maicol & Mirco, Sandro Staffa, Ted Jouflas.
(Spero di aver capito il senso della domanda).

Non proprio, ma ormai la domanda non te la ripeto più. Piuttosto, cosa mi dici del manuale interattivo Accettare lo diversità, messo in linea nell’ottobre 2001 presso www.kataweb.it/appo/eco/ita oppure presso www.toleronce.it? In che modo sei entrato a farne parte? Sei stato adeguatamente retribuito?
Per questo progetto ho solamente disegnato le icone riguardanti le religioni; sono stato contattato direttamente da Kataweb, che ha coordinato il lavoro; è stato un lavoro abbastanza freddo e senza contatti umani. Ognuno era molto distante e io sono stato solo un disegnatore. Non sono stato adeguatamente retribuito. È un progetto dell’Academie Universelle des Cultures ed è diretto da Umberto Eco. Un’esperienza come un’altra, un po’ di prestigio non fa mai male.

Cosa pensi del fumetto in rete? La domanda potrebbe sembrare scontata, ma non credo sia tale se posta a un autore che col web e la multimedialità
ci lavora tutti i giorni.

È un argomento che mi interessa moltissimo; però interessa ancora poco gli appassionati di fumetto e anche chi lavora nel fumetto. Questo mondo è ancora molto estraneo al web, e non solo il mondo del fumetto Italiano. Anche perché tutto ciò che va oltre l’usare un sito internet come portfolio e di conseguenza pubblicizzare il proprio lavoro, non è più fumetto. È un altro modo di narrare, è una nuova narratività, molto diversa dal fumetto. Credo sia un nuovo mezzo completamente indipendente e interessantissimo. Il fumetto è il matrimonio tra scrittura e disegno, il web è l’unione di scrittura/disegno/musica/animazione/grafica, è una cosa molto complessa e affascinante. Io, personalmente, con il progetto www.inguine.net sto cercando
(insieme a Marco Lobietti, Sandro Micheli, Vanni Brusadin) di approfondire proprio questa questione.
Fumetto? Rete? Quello che vediamo oggi sono principalmente siti di case editrici, siti personali di autori, siti home-made di appassionati, siti confusionari o poco aggiornati di recensioni e notizie. Inguine vuol essere qualcos’altro. Innanzitutto, non è una rivista di informazione sul fumetto, un progetto didascalico o un sito “artistico”. Inizialmente Inguine sarà un sito internet con un obiettivo: far parlare il fumetto nel linguaggio della rete. Una sorta di laboratorio che trasforma le immagini, dà loro vita e allo stesso tempo riflette su cosa può diventare la rete per il fumetto. Inguine non funziona come una rivista on line, con la sua copertina (o la sua homePage), le sue rubriche e le sue uscite regolari. Sarà Piuttosto come un organismo in crescita, in cui attorno a una storia originale – vero fulcro di Inguine – sl accumula via via del materiale, altre storie, navigazioni in rete, suggestioni visive e grafiche. Alla fine, il punto di arrivo, l’inguine del progetto: l’artista scopre che la propria immaginazione ha prodotto non solo il suo fumetto ma anche tutti gli altri contributi. Inguine lo/la invita a giocare seriamente con tutto quello che è stato Prodotto, immaginando di “riscrivere” il Proprio fumetto. Quasi come se uno scrittore ritraducesse il proprio romanzo nella stessa lingua dell’originale dopo averlo sentito leggere in un’altra lingua.
Gli autori delle storie ospitate da Inguine sono in parte artisti già molto noti al pubblico internazionale e in parte artisti che sono emersi sulle varie scene nazionali. Riconoscere la forza, l’immaginario e il disegno dell’autore originale è il punto di partenza del progetto Inguine, che coinvolge poi una serie di collaboratori che provengono anche da correnti o tendenze artistiche diverse, ma che credono nel fumetto come potente strumento espressivo. Molti autori coinvolti nel progetto sono fumettisti (Giuseppe Palumbo , Maicol &Mirco, Dame Darcy, Sandro Staffa, Aleksandar Zograf , Squaz, Lee Kennedy, Davide Reviati, Claudio Parentela, Sasha Mikajlovich), ma qui il loro lavoro non è più fumetto, è qualcosa d’altro a cui non so dare un nome, ma vi garantisco che non è niente male.

Riesci a far convivere, dal punto di vista “psicologico”, i vari ambiti creativi nei quali ti muovi in modo così metamorfico? Fumetto, illustrazione, interattività su CD e su web, ritocco digitale, arte contemporanea, promozione culturale. Non sei completamente schizzato?
Non è facile ma è divertente e non ti fa mai sedere su quello che si è fatto, stimoli continui possono arrivare da nuovi ambiti artistici. Sono completamente
schizzato? Abbastanza, ma riesco a tenere, per ora tutto sotto controllo. L’Arte è un’unica cosa, e io sono malato di immaginari.

Se dovessi scegliere, per gioco, una definizione professionale, come ti definiresti?
Decoration designer? Webmadonnaro? Miniaturista francescano mancato? Mah!

Progetti appena realizzati e di prossima nascita.
A novembre 2001 è uscito il cd-rom delle edizioni Sciacallo Elettronico, che contiene tutto il materiale da me pubblicato più qualche novità in questi ultimi dieci anni. Un fumetto su una bella rivista finlandese, “Laikku”. Il mio nuovo sito, che sarà già in rete alla pubblicazione di questa intervista. Una mostra personale allo Studio Mascarella di Bologna a marzo; ho esposto all’ArteFiera di Bologna a gennaio. Ho organizzato insieme ad un’associazione culturale di cui faccio parte (www.mirada.it) la mostra di Joe Sacco a Ravenna. Due fumetti nel cassetto, uno scritto da Giovanni Barbieri (Macchìna Suprema) e un diario molto personale (Cannibal Kitsch). Due autoproduzioni, una dal titolo Stretto, fumetto scritto da Christian Del Monte, e una raccolta di fumetti usciti sulla rivista Interzona. Tutte le iniziative inguine.net. Essere felice.

Ho visto, sul tuo bellissimo sito-portfolio, che hai anche realizzato una quantità enorme di icone e piccole immagini in bianco e nero: per cosa, in particolare?
Ho realizzato icone e piccole immagini per svariati studi: Nowhere di Bologna (www.nowhere.it), per cui ho curato anche le animazioni del sito; alcuni siti e CD-RoM dello Studio Medi@evo di Bologna e Kataweb di Roma. E tanti altri siti (la lista è troppo lunga da elencare). Tutto il mio lavoro può essere consultato nel mio sito.

Come e dove ti sei formato da un Punto di vista di web design? Sei di una bravura invidiabile.
La mia formazione di web design è completamente autodidatta, sono abbastanza portato, ora tengo corsi un po’ ovunque, ultimamente per il Liceo artistico di Ravenna. Ti ringrazio per l’invidia. Sono una persona onesta. Un abbraccio a tutti.

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