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Gianluca Costantini
Publications / Graphic Novels

Vorrei incontrarti

Il romanzo disegnato da Costantini è un racconto a metà tra il monologo di Mrs Dalloway e il racconto illustrato, dove le immagini costituiscono la struttura per un morbido flusso di coscienza.

di Gianluca Costantini

Pubblicato nel maggio 2005
ISBN : 8887433585
Format cm. 15 x 21
Pages : 128
Stampato in bianco e nero brossura
12,00€

Fernandel Edizioni

«Un racconto intimista» (Sergio Nazzaro, «Mega» n.93, marzo 2005).

Una sorta di biografia, cammino dell’esistenza nel vivere quotidiano. Gianluca Costantini si misura con un racconto intimista, ma soprattutto con la sua arte. Tra segni e disegni si dipana un percorso di emozioni che tracciano confini non chiusi ma curiosi, così come solo la matita sa fare sul foglio. Costantini è ormai un riferimento per il fumetto di qualità italiano, che crea e promuove sempre le produzioni più stimolanti e intriganti (vedi inguinemah!gazine). Un libro da non perdere assolutamente, ed un plauso ad un editore che ha voluto scommettere su Fumetto puntando subito alla qualità. Bravi!

«Un’illustrazione grafica dalle linee minime e minimali» 
(Dario Goffredo, «Coolclub», luglio 2005).

Vorrei incontrarti, di Gianluca Costantini, è il libro a cui spetta il compito di inaugurare la nuova collana dell’editore Fernandel “Illustorie”, che raccoglierà romanzi illustrati e che è curata dallo stesso Costantini, giovane fumettista e illustratore. Il libro narra di dieci anni della vita dell’autore, dieci anni che segnano il passaggio dall’adolescenza all’età adulta e che sono a loro volta segnati dall’amore, dal desiderio, dal rapporto conflittuale con i genitori, dalla vita di provincia, dal viaggio. Un romanzo di formazione a fumetti dove ogni pagina è una vera e propria tavola che può vivere di vita propria, caratterizzata dalla finitezza e dalla compostezza di un’illustrazione grafica dalle linee minime e minimale, con un contrasto netto tra i disegni e la scrittura, intesa non soltanto come linguaggio ma anche e soprattutto come costruzione grafica. Il testo scorre lungo i disegni, è esso stesso disegno, a volte un po’ difficile da leggere per un miope come me, ma sempre suggestivo ed efficace nella costruzione della pagina. Un libro che si legge in fretta come un fumetto e un fumetto che si legge con l’attenzione che si dà ad un romanzo. Un buon esordio per una collana che promette bene, come tutte le iniziative editoriali di una delle migliori case editrici italiane.

«Storie d’emozione tra fumetti e parole» 
(Monica Maggiore, «Qui Salento», 20 luglio 2005).

Una mostra da leggere, questa volta, per il terzo appuntamento dell’art showcase di Big Sur che “spagina” I’ultimo libro di Gianluca Costantini nella galleria d’arte sul mare del Litos, a Portoselvaggio. Una serie di tavole illustrate tratte dal romanzo grafico dell’illustratore e fumettista taran­tino, edito da Fernandel che inaugura la nuova collana “lllustorie”, una raccolta di romanzi illustrati a cura dello stesso Costantini.
“Vorrei incontrarti” è un racconto a metà tra il monologo di Mrs Dalloway e il racconto illustrato, una storia autobiografica dove le immagini costituiscono la struttura sulla quale scorro­no morbidamente le parole. Ogni pagina, ogni tavola esposta, basta a se stessa e diventa casi un quadro in cui riconoscere emozioni, pensieri o domande. “Credi che tutto si possa fer­mare in modo rumoroso, brutale e volgare?”, si chiede, mentre nasce una figura del suo racconto e le parole la contorna­no facendo da cornice ai personaggi, agli oggetti, alle città e ai momenti vissuti.
Dieci anni importanti, quelli che vanno dall’adolescenza alla vita adulta sono raccolti e suddivisi in tredici capitoli in un libro coinvolgente come un romanzo e rapido come un fumetto dal fascino bianco e nero.
Gianluca Costantini vive e lavora a Ravenna e giunge sul mare del Salento con “Vorrei Incontrarti”, romanzo di formazione su musica di Alan Sorrenti. La presentazione del libro, a cura di Officine Culturali Ergot di Lecce, è il 24 luglio alle 21 nella suggestiva galleria d’arte sul mare del Litos che ospita l’iniziativa.

«Quando il romanzo diventa fumetto» (Eliana Forcignanò,
«Il Paese Nuovo», 26 luglio 2005).

A colloquio con l’illustratore Gianluca Costantini, autore del libro Vorrei incontrarti edito per i tipi di Fernandel.
Vorrei incontrarti è il titolo della mostra in corso al Litos: immagini e testo di Gianluca Costantini, illustratore ravennate e pioniere del romanzo a fumetti, un genere che, importato dagli Stati Uniti, in Italia comincia appena a muovere i primi passi guidato da giovani talenti desiderosi di aprire nuove strade all’espressione creativa. La mostra di Costantini è il terzo appuntamento con l’Art Showcase di Big Sur, rassegna dedicata a fotografia, illustrazione, grafica e scrittura. Illustrazioni e titolo delle mostra sono tratti dal romanzo a fumetti che la casa editrice Fernandel ha pubblicato in questi giorni, autobiografia di un’adolescenza trascorsa fra incontri, amori, viaggi. Gianluca la racconta fondendo suggestioni visive e giochi di parole in quello che lui stesso definisce un “flusso di coscienza”. Qualcosa di diverso dal fumetto classico al quale siamo abituati: la scrittura non è prigioniera della consueta nuvola che esce dalla testa del personaggio, ma s’interseca con il corpo intero delle immagini, quasi a ricordare che parole, dialoghi ed emozioni sono un parto congiunto di mente e corpo. Intanto, Fernandel pensa già, ad un’intera collana di narrativa a fumetti: le difficoltà non sono poche, soprattutto se si considera la scarsa ricezione che il fumetto ha in Italia dove gli appassionati sono un’esigua percentuale della popolazione. Insomma, un autentico mercato di nicchia. E poi, realizzare un intero romanzo a fumetti appare un’impresa piuttosto ardua, soprattutto quando autore del testo ed illustratore non sono la medesima persona. Sorge, allora, la necessità di trovare una sintonia artistica calibrando il lavoro in maniera tale che immagini e scrittura acquistino uguale valore e si armonizzino nell’insieme. A Gianluca Costantini abbiamo rivolto qualche domanda sulla passione per il fumetto e sul suo romanzo che attende di essere distribuito nelle librerie.
Se dovesse ricorrere ad una sola parola, come definirebbe la sua attività d’illustratore: un lavoro, uno svago, una vocazione? “Una vocazione, uno svago e un lavoro. Disegno da quando mi è stata data una matita in mano e messo davanti un foglio bianco. Disegno perché mi riesce facile pensare per immagini e trasporre in illustrazioni ciò che ho dentro. Certo, quando hai la possibilità di fare qualcosa che ti piace, in qualche modo, questo ti offre un’occasione per rigenerarti e ritrovare il contano con la tua dimensione più intima popolata da ricordi, emozioni, parole che credevi dimenticate, invece erano soltanto in attesa, riposavano negli angoli più nascosti della tua memoria. Non è un caso che nel mio romanzo io abbia scelto di collocarmi nel tempo della memoria, raccontando la mia adolescenza.”
E il lavoro?
“Si, quella dell’illustratore è una professione, ma non dimentichiamo che io ho scelto la strada del fumetto. I fumettisti, agli occhi del pubblico, hanno un discreto fascino: talvolta, ci reputano persino dei personaggi mitici perché siamo i creatori dei loro eroi preferiti. Di fatto, chi opera nel nostro campo non è riconosciuto un vero artista in Italia, a causa di una lunga tradizione che assimila i fumetti a pubblicistica per bambini. Topolino docet. Questo è un pregiudizio difficile da sradicare, perciò il romanzo a fumetti è una scommessa rischiosa, a partire dalla sua collocazione sul mercato che non sarà nella nicchia dei fumetti, ma nella narrativa. Proviamo ad immaginare la faccia di un lettore che, curiosando fra gli scaffali di una libreria, si trovi improvvisamente in mano Vorrei incontrarti o un altro romanzo del genere: rimarrà di sicuro a bocca aperta, pensando che il volume sia finito nello scomparto della narrativa per errore. Passerà chissà quanto tempo prima che la gente comprenda l’esperimento e decida di avventurarsi nella lettura.”
Però l’incognita della ricezione non sembra ostacolare i primi, coraggiosi romanzieri a fumetti: qual è, dunque, il fascino di questa pratica creativa?
“Si tratta di un terreno ancora inesplorato e, per questo, ricco di potenzialità. Negli Stati Uniti, il romanzo a fumetti è nato cinque anni fa, ma in Italia giunge soltanto ora e si offre all’inventiva di quanti non trovano nella sola scrittura o nelle sole immagini uno spazio espressivo originale e stimolante. E poi, illustrazioni e parole insieme hanno un impatto notevole sui lettori. Parlo di lettori, perché anche le immagini hanno un loro alfabeto che occorre saper leggere ed interpretare. Gli illustratori, di solito, entrano in possesso di questo alfabeto nel corso della loro formazione, ma il pubblico, di fronte ad un’immagine, è sovente disorientato come di fronte ad un codice scritto in una lingua ignota. Eppure, se imparassimo ad osservare con più attenzione, ci accorgeremmo di quanto le immagini siano in grado di raccontare.”
Il suo libro, Vorrei incontrarti, è una prova della forza narrativa che le immagini possiedono?
“Sì, ad esempio, un’immagine basta a sostituire la descrizione di un paesaggio, così le parole rimangono per esprimere pensieri ed emozioni, l’essenziale e null’altro. Il ritmo e la musicalità dell’opera sono affidati interamente alle illustrazioni che hanno l’arduo compito di suscitare nei lettori un coinvolgimento emotivo e il desiderio di proseguire la lettura.” Perché ha scelto di raccontare a fumetti la sua adolescenza?
“È stata un’epoca intensa della mia vita: ho viaggiato molto, spingendomi anche fuori dall’Europa per arricchire la mia formazione. Ho appreso la calligrafia araba che ha influenzato i miei lavori: l’idea di fondere immagini e testo, liberando la scrittura dalla nuvola gabbia del fumetto tradizionale, mi proviene, forse, dalla cultura orientale che si fonda sull’intreccio continuo di materiale iconografico e parole.Vorrei incontrarti non ha uno svolgimento diacronico, ma raccoglie una serie di momenti per me significativi che ho voluto fissare sulla carta”.


«Frustrante e rivelatorio»
 (Vittore Baroni, Pulp, settembre-ottobre 2005).

Negli ultimi anni pochi si sono dati da fare per movimentare la nostra scena fumettistica quanto Gianluca Costantini, promotore a getto continuo di iniziative espositive ed editoriali, tra cui la rivista “inguine” e ora la collana di racconti a fumetti “Illustorie” per Fernandel, inaugurata da questo suo breve “romanzo di formazione”. Abbandonando gli intricati pattern decorativi che ne contraddistinguono lo stile in favore di una più rapida, diretta e minimale “linea chiara”, l’autore ravennate resta comunque più vicino ad una ricerca di stampo artistico (un po’ come Echaurren) che non al fumetto puro. Al tempo stesso frustrante, per l’assenza di ironia e intreccio narrativo, e rivelatorio, per l’impietoso autobiografismo che mette a nudo narcisismo e vacuità dell’annui intellettuale, è qui il tentativo di cogliere “il delicato passaggio dall’adolescenza alla vita adulta” mediante frammenti di un lirico e solipsistico flusso di coscienza, esasperando pregi e difetti del fumetto indie europeo con un piede nella galleria d’arte. Ci troviamo insomma agli antipodi rispetto alle schegge di storia quotidiana archiviate dall’eclettico Costantini nell’esperimento www.politicalcomics.org.

Il romanzo disegnato da Costantini è un racconto a metà tra il monologo di Mrs Dalloway e il racconto illustrato, dove le immagini costituiscono la struttura per un morbido flusso di coscienza. L’autore racconta dieci anni della sua vita in cui abitano l’amore, il desiderio, il conflitto generazionale, il viaggio e la provincia. Non dieci anni qualunque ma il delicato passaggio dall’adolescenza alla vita adulta, quella “linea d’ombra” che tanti romanzi di formazione hanno cercato di cogliere. Vorrei incontrarti è un originale esempio di romanzo di formazione a fumetti, nel quale l’evidente autobiografismo mette a nudo incertezze e paure di un adolescente. I lettori di fumetti, che sono in particolare giovani e adolescenti, potranno facilmente riconoscersi in un percorso che inevitabilmente li rappresenta. Costantini scrive per immagini, usando citazioni e figure dell’immaginario di cui si nutre la memoria di tutti noi, in un contesto in cui ciascuno può trovare la sua citazione amica, la sua immagine di riferimento, il suo brandello di memoria dimenticata. «Credi che tutto si possa fermare in modo rumoroso, brutale e volgare?», si chiede. La sua rincorsa lenta è il tentativo di fermare con dolcezza e trattenere quanto di norma ci scivola tra le mani.

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