
inguineMAH!gazine n°8 (catalogo del Festival Komikazen 2005), Roma 2005
A tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade
eravamo gli ultimi cittadini liberi
di questa famosa città civile
perché avevamo un cannone nel cortile.
Fabrizio De Andrè
Era il primo dell’anno.
Nella mattinata tarda camminavo per le strade di Izmir in Turchia in compagnia della mia vita, la città di sei milioni di abitanti era deserta, avevo la pressione bassa e la testa mi ondeggiava.
Ci infilammo nelle stradine del Bazar ma tutto era chiuso, poche persone pulivano i loro negozi. All’improvviso la mia malattia dell’immagine mi fece scorgere su un muro scrostato una locandina di un centro sociale, “Eric Drooker” dissi e fotografai.
Eric Drooker vive a Berkely negli Stati Uniti, sicuramente non sa che il suo disegno è in una locandina in quella città, non sapeva neppure che il suo libro Flood era stato pubblicato in Italia, ma è consapevole dell’utilizzo che si fa delle sue immagini, a quello che servono.
Durante la guerra in Bosian (1992 -2995) artisti bosniaci ricoprirono i muri delle loro città e villaggi con messaggi e immagini di disperazione, resisteza e speranza. Perché un artista decide di unirsi alla resistenza contro il nazionalismo, la xenofobia e soprattutto il devastante potere della propaganda?
Che cos’è un artista in rivolta? Una persona che rifiuta ma non rinuncia.
Uno schiavo che in tutta la sua vita ha ricevuto ordini, giudica ad un tratto inaccettabile un nuovo comando.
John Heatfield era nato a Berlino nel 1891 divenne famoso con i suoi lavori di fotomontaggio collaborando con le correnti artistiche più estreme, fu un critico acuto della Repubblica di Weimer che si impegnò a combattere con il suo lavoro. Nel 1933 con l’avvento di Hitler si rifugiò a Praga e a Londra. Per poi tornare in Germania solo nel 1950 celebrato e onorato come un ricordo del passato e i suoi fotomontaggi vennero criticati perché non in linea con il realismo socialista.
Heartfield aveva creduto nel potenziale politico del fotomontaggio, come disse lui stesso: “Nuovi problemi politici richiedono nuovi sistemi di propaganda. Per questo obiettivo la fotografia ha il massimo potere di persuasione”.
Immagini che non vendono prodotti ma ideologie.
Nel 1924 Ernst Friedrich ebreo berlinese anarchico e pacifista decide di rivelare al mondo il vero volto della guerra, e lo fece nel modo più sconvolgente, pubblicando una raccolta di fotografie terrificanti e commoventi, raccontando cos’era successo davvero durante il Primo conflitto mondiale. Il libro dal titolo Krieg dem Kriege! – Guerra alla guerra – ebbe un successo internazionale e a Berlino venne fondato il Museo dell’antiguerra.
Anche in questo secondo caso si nota quando possa essere forte il potere dell’immagine, e forse quanto un artista si possa immergere nella società con la sua opera ideologica. Questi due casi, non unici naturalmente, del primo novecento sono i mattoni di una più complessa architettura artistica/politica/sociale che dura e si fa sempre più forte fino ai nostri giorni.
L’arte grafica si trasforma in una potentissima arma di protesta, dalle locandina alle magliette, dalle riviste underground ai poster politici, il linguaggio delle immagini può provocare e difendere una causa può creare un forum per le masse e la loro affermazione pacifica. Gli esempi più limpidi Grapus in Francia, Seymour Chwast negli Usa, Klaus Staeck in Germania, Wild Plakken in Olanda e WWW3 negli Usa.
Comunità creative in cui la libertà di espressione è vista come un diritto fondamentale da preservare e difendere.
La tecnologia può avere un grande effetto nelle risonanze del messaggio, quanto più diretti sono i metodi di creazione delle immagini e quanto è più facile duplicarle (stencyl, disegni, fotocopie, blogger, stampe serigrafiche, stampe digitali) quanto più raggiungeranno l’impatto emozionale delle persone in modo maggiore.
Il 5 febbraio 2003 all’Onu la riproduzione di Guernica di Pablo Ricasso su un grande arazzo, che si trova nella sala del Consiglio di Sicurezza dagli anni ’60, è stata coperta con un telo prima che l’ex generale del Golfo Colin Powell pronunciasse le sue accuse e mostrasse le ?prove? dell’esistenza delle armi di distruzione di massa di Saddam.
“I poete sono i legislatori, non riconosciuti del mondo.” Shelley