

Dal 5 al 27 marzo, 2011
Spazio MeMe,
via Giordano Bruno 4, Carpi
Tratte dal secondo numero di Giuda le tavole in mostra tracciano un percorso biografico e sentimentale della Confraternita dei Preraffaelliti, il gruppo di pittori e letterati riunitosi a Londra nel 1848.
Nel racconto corale dal titolo “Un sogno preraffaellita” i disegnatori di Giuda rievocano e reinterpretano il linguaggio e lo stile dei preraffaelliti come a sottolineare un’affinità di intenti con il gruppo di artisti inglesi del diciannovesimo secolo; così come i Preraffaelliti rifiutavano l’accademismo ottocentesco proponendo una nuova idea dell’arte, così Giuda rifiuta le convenzioni del fumetto abbracciando la via dell’avanguardia e della sperimentazione grafica.
La sfida di Giuda consiste nell’evitare il realismo descrittivo della narrazione a fumetti privilegiando invece una forma di racconto suggestivo che accosta elementi decorativi e figurativi, in cui disegno e parole si fondono in un unico flusso visivo, in cui è comunque riconoscibile lo stile ed il tratto personale di ogni singolo autore.
Gli spettrali ritratti iconici o grottescamente deformati dei preraffaelliti e dei loro miti appaiono e scompaiono dalle tavole – dense di bianchi e neri graffiati e contrastati, di matrice espressionista e dalle linee grafiche essenziali – dando vita a una stratificazione complessa di voci dettate a volte dalla mente dei disegnatori, a volte rubate dalla bocca dei protagonisti.
I seguaci della Confraternita si svelano in una visione onirica rilevandoci ossessioni, passioni, riflessioni artistico-filosofiche intrise di romanticismo e decadentismo.
Per i disegnatori di Giuda il fumetto è la base di partenza da cui esplorare nuovi territori grafici, mischiando differenti tecniche artistiche e trasformando le tavole in immagini leggibili anche singolarmente, affascinanti esperimenti di ricerca sul [di]segno, dove la vignetta si tramuta in quadro ed il racconto diventa poesia visiva.
Filippo Bergonzini e Francesca Pergreffi















G.I.U.D.A. è il Geographical Institute of Unconventional Drawing Arts (traduzione per i non anglofili?) ed è composto da illustratori e disegnatori di tutt’Europa.
G.I.U.D.A. è anche una rivista, una rivista d’avanguardia grafica che si rivolge indietro per superare il presente.
Le tavole che trovate qui esposte allo Spazio MeMe, rappresentative di questo gruppo di artisti con una spiccata predilezione per il decadentismo, le passeggiate tra i cimiteri monumentali e il detournament dei linguaggi contemporanei in chiave retrò, si riferiscono al secondo numero della rivista, incentrato sulle vite, le ossessioni, le passioni politiche ed amorose della Confraternità dei Preraffaeliti, un curioso e precursore esempio di corrente avanguardista, che nel 1848 a Londra, ancora prima degli Impressionisti francesi, si ribellava alle istituzioni accademiche dell’arte e della cultura dell’epoca.
Non è un caso quindi che gli illustratori di G.I.U.D.A. decidano di riappropriarsi e di reinterpretare le opere di questi artisti inglesi: come in un vorticoso gioco di specchi i nostri contemporanei evocano e lasciano parlare il passato, raffigurandolo in piccole immagini, icone votive e ritratti dettagliati, come già allora i Preraffaeliti avevano cercato di rievocare la purezza della pittura italiana del ‘400, sperando anch’essi in una risposta comprensibile ma perfettamente consapevoli dell’incomunicabilità tra vivi e morti, un ponte spezzato e rimosso dall’uomo moderno.
Questi volti in un marcato bianco e nero, questa galleria di visi ed apparenze spettrali testimoniano (forse) il costante meccanismo di autocannibalismo che l’Arte e forse il genere umano stesso compiono ogniqualvolta l’ignoto e la decandenza li attendono sulla soglia.
In un paese senza memoria le visioni oniriche del gruppo di G.I.U.D.A. sembrano una grottesca seduta spiritica di oracoli muti di fronte a un presente in putrefazione, la rappresentazione di un impossibile dialogo tra i morti-morti e i morti in vita.
Buona Visione