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Gianluca Costantini
Reality / Press

REALTÀ E FUMETTI L’HACKER ASSANGE ORA VÌOLA IL MONDO DELLE GRAPHIC NOVEL

di Federico Mascagni da l’Unità

Se nelle prime scene di un film viene mostrato un fucile, state certi che prima o poi sparerà». Con questa citazione da John Ford inizia la prima biografia dedicata a Julian Assange. E non si tratta di una biografia scritta da qualche giornalista di fama, ma di una graphic novel italiana dal tratto pulito e dalla sceneggiatura emozionante, quasi filmica; edita da BeccoGiallo, esce nelle librerie il 24 agosto. La citazione è chiara se la si riferisce al protagonista: mettete in mano uno strumento di libertà e prima o poi questo comincerà a svelare verità nascoste. Julian Assange non è un giornalista come molti credono, anzi, il suo rapporto coi giornalisti è sempre stato decisamente conflittuale. Julian Assange era un hacker (era, perché da qualche tempo ha da pensare al processo in cui è coinvolto). E dalla passione per il mondo degli hacker lo sceneggiatore Dario Morgante e il disegnatore ravennate Gianluca Costantini hanno tratto spunto per analizzare attentamente il personaggio. Così simile in alcune vicissitudini a Robert Redford de I tre giorni del Condor , così vicino nella sua infanzia al protagonista di War Games. Quanto il primo leggeva fra le righe dei libri le informazioni criptate su quanto accadeva in quella sfera misteriosa denominata geopolitica , così il giovane hacker anni 80 del film di John Badham forzava le password di accesso del Pentagono per sventare il rischio di una guerra termonucleare, terrore numero uno dell’epoca. Eroi per chi è della generazione di Assange, trentanovenne dalla infanzia travagliata, sempre in viaggio per l’Australia dietro alla madre. Un sacco sulle spalle anche durante l’adolescenza, in giro per il mondo a dormire negli aeroporti. E poi un’iscrizione tardiva all’università, gli scandali sessuali creati ad arte, tutto per affibbiare un profilo borderline a quello che è stato da alcuni definito addirittura l’uomo più pericoloso del mondo. Finora nessuno, va ricordato, è mai riuscito a smentire le sue informazioni, al limite rintuzzate con imbarazzo. Da questa graphic novel, va detto, ne escono fuori maluccio i giornalisti, che durante le conferenze stampa di Assange hanno spesso insistito su domande complottiste coprendo così la sostanza delle sue rivelazioni. Ma altri giornalisti hanno contribuito a finanziare la sua controinformazione. Molti infine i dubbi inquietanti che rimangono in piedi: che fine ha fatto il militare statunitense che ha fornito il materiale video sulla guerra in Iraq? Quale sarà la sorte di Assange nel caso venga estradato in Svezia, e quindi negli States? Tutto questo ora passa in secondo piano in un Occidente che si dibatte in una crisi profonda. La tecnologia invece, quella che Assange iniziò da giovane ad usare per raccogliere informazioni riservate, oggi sbarca nell’Africa Sahariana e nel Medio Oriente e fornisce momenti unici di verità, informazioni che mai avremmo potuto ricevere. Continua insomma a sparare le sue cartucce di libertà, come il fucile di John Ford.

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