
Bei tempi di Tutti gli uomini del presidente o de I tre giorni del condor. Coraggiosi film di smascheramento e denuncia contro il sistema, che riguardiamo ora con la nostalgia e l’amarezza delle occasioni mancate. Errore. Di pellicole del genere Hollywood ne produce a bizzeffe, oggi più che mai: sporchi affari ellici, multinazionali del farmaco, lobby e politica, mazzette e droga. Operazioni verità anche clamorose, ma che non restano nella memoria, a differenza delle imprese pionieristiche di Robert Redford. Perché a cambiare non è la trama: siamo cambiati noi ed è cambiata l’informazione, massiccia, pervasiva, assordante. Così si corre il rischio di perdere clamorosamente la mira, nella fiction come nella realtà E di dimenticare nel giro di un anno il nome di Julian Assange e il suo peso specifico in questa epoca in cui essere Robert Redford è un mestiere che non paga. Ad evidenziare la peculiarità, e la complessità del personaggio è una graphic novel italiana, appena pubblicata da BeccoGiallo nella collana, Biografie (144 pagine, 15 euro) e firmata da due specialisti: il veterano dei political comics Gianluca Costantini (Stripburger, World War III, Babel) e lo scrittore e giornalista Dario Morgante (La compagna P38, Newton Compton).
Il loro Julian Assange – Dall’etica hacker a Wikileaks è una passeggiata nei pensieri e nei destini del controverso cyber-rivoluzionario, cavalcando l’onda lunga delle sfide informatiche, partendo dall’immaginfica alna di War Games e arrivando all’oggi, a quella rivelazione della sua organizzazione, Wikileaks, capace di fare breccia sull’oppinione pubblica. Vale a dire il video che mostra l’assassinio di dodici civili iracheni, tra cui due giornalisti della Reuters, durante l’attacco di due Apache americani nell’aprile 2010. Dal giorno di quello scoop, denominato ironicamente “Collateral Murder”, Assange è nemico giurato per i governi – e per le cosiddette democrazie di tutto il mondo – e, al pensiero alternativo per le masse. Un ruolo “tragico” mosso dalla storia e dalla psicologia dell’uomo – sin da piccolo in fuga da tutto e a caccia di libertà – e dall’etica hacker, così sintetizzata. “Primo: non danneggiare i sistemi che violi. Secondo: non alterare le informazioni. Terzo: diffondile”. Una parabola in vignette che fonde poesia e impegno, ma che lascia al lettore il giudizio finale. Ad aiutarlo ci sono però, inseriti a fine testo, i cablogrammi (su nucleare, immigrazione e fedeltà agli Usa), che hanno messo in ridicolo l’Italia e gli italiani.