- OUTLANDOS – LIBRO + CD O LP

Lune assassine attraversano gli anni. E quali sono gli anni? Sono proprio quelli, quelli in cui tutto cambiò, e fu per sempre. Bologna ’67-’77 è un concept album che diventa proprio album visivo e non solo sonoro narrativo. I fili di Elena Guidolin, disegnatrice che difficilmente potete incastonare in un’etichetta e che aveva vinto il premio nazionale Reality Draws, ci mostrano che la città è in fondo una visione del burattinaio. Il filo scompare, diventa linea di capannone, diventa una corda da saltare che manca. Sono i fili del telefono, che ancora incredibilmente da qualche parte resistono alle onde che avvolgono e non si vedono. Vincenzo Bagnoli, che firma anche i testi delle canzoni, scrive un testo nuovo, ma c’è anche quello che si può ascoltare in un progressive rock che cede senza rimproveri al pop. Siamo stati pop? Sicuramente, anche senza volerlo. Allora, dice, non c’erano i nonluoghi. E ora, che ci viviamo dentro, abbiamo bisogno di nuovi fili e linee per arginare l’amnesia emotiva.
Giuda edizioni vi consegna questo cofanetto irriducibile, che diventa una capsula mnemonica che vi potete iniettare negli occhi o infilare nelle orecchie.
In allegato a scelta il CD o LP “bologna, ’67 ’77” – Stratten
Elena Guidolin (Vicenza 1985), laureata in DAMS Arte, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna (Linguaggi del Fumetto). Segnalata al concorso Perdersi a… promosso da Flashfumetto (Bologna); è vincitrice del concorso Reality Draws 2012. Vive e lavora a Bologna.
- ENCICLOPEDIA SOCIALE

Un incredibile opera, di rara sensibilità & di eccezionale ironia che rispecchia esattamente i difetti della società contemporanea lasciando comunque leggere tra le righe i pregi dell’animo umano in grado di salvarci dall’abisso. Insomma… un capolavoro.
Andrea Zoli nasce il 17 Febbraio 1984 a Faenza, città in cui vive e che ama. Ha pubblicato “Il mio nome è Ultras”, suo primo libro con la casa editrice Comma 22. “Enciclopedia Sociale”, il suo secondo libro, è edito da Giuda edizioni. Disegna e ha disegnato per chiunque gli proponga qualcosa di suo gradimento, illustrazioni per manifestazioni e per magliette, etichette per bevande e anche giocattoli.
- PSYCHO DELICATESSEN

Bafefit parla della sua arte come di “suicide realism”. Le sue creature nere di china, oscure e tristi, sembrano uscir fuori dai meandri di buie paure infantili e perciò assolute. Ma i mostri di Bafefit sono molto meno pericolosi e orrifici di quanto possano apparire a prima vista: più che morte, racchiudono sensibile umanità. L’aspetto onirico di queste creature degli incubi è perfettamente reso da una tecnica che, rifiutando in toto l’uso del digitale, abbraccia un chiaroscuro molto contrastato realizzato da un nerissimo inchiostro su carta, meglio ancora se vecchia carta dell’800, rimessa a nuovo per l’occasione.
Chi è Bafefit?
Raffaele Iodice, in arte Bafefit, nasce nel Salento, per sua stessa definizione “terra troppo calda”. Sarà forse il calore, la carenza di alberi di alto fusto, il sole a picco, ma le sua opere sono popolate di demoni meridiani. Come nel saggio di Callois le oscure presenze si nascondono nelle ombre, la loro esistenza è messa a nudo dalla luce diretta del sole. Azzannatori, mostri pericolosi, pronti a saltarti addosso alla minima distrazione, eppure terribilmente fragili come i tratti di china con i quali sono, in genere, costruiti. Non è un caso che l’artista, a proposito dei suoi personaggi, li abbia definiti “una zolletta di zucchero sotto un temporale”.
- COSTURE – ESPERIMENTI DI POESIA SARTORIALE

i cartamodelli ebbero inizio quando persi la testa
ILLUSTRAZIONI RETICOLARI INTRECCIATE CON IL FILO SOTTILE DELLA POESIA, DOVE L’ELEGANZA SCARNA DEL DISEGNO SI FA METRICA DELLO SGUARDO.
I brevi componimenti di TRACCIAMENTI trasformano la parola in disegno. Le simmetrie visive si ri et- tono in spunti poetici. Suggerite da un’emozione o dal ricordo, le illustrazioni reticolari assumono la forma dei cartamodelli da sartoria; sono costruite con eleganti geometrie gra che e sono fatte per essere guardate e contemplate.
I progetti sartoriali rivelano aspetti controversi ed evocativi dell’abito. Contrapponendosi all’estetica seduttiva della moda, gli abiti immaginati dall’autrice e designer friulana descrivono una serie di gabbie emotive e cul- turali dentro cui il corpo nisce per smaterializzarsi.
Cartamodelli come calligrammi della memoria e metafora visiva del presente.
TRACCIAMENTI ha studiato architettura allo IUAV di Venezia e illustrazione alla Parson’s School di New York. Dal 2010 fa parte dei disegnatori che compongono la rivista G.I.U.D.A. Vive a Udine.
- IL BENEFICIO DELL’INVENTARIO

Ritrovato dopo anni di oblio, “Il Libro di Inventario della Collezione Friedrich” fu redatto nei primi anni del Novecento per catalogare e stimare il valore dei beni appartenuti al pittore più celebre del romanticismo tedesco, Caspar D. Freidrich. Stravagante collezionista, l’artista raccolse e organizzò una personale wunderkammer nella residenza di Greifwalder Oie. Compongono l’inventario innumerevoli oggetti e enigmatici documenti: frammenti di carte geografiche, piante officinali, reperti archeologici, miniature e monili, unguenti e veleni, ritratti di amici, nemici e sconosciuti. Tutti collocati con minuziosa perizia in teche di legno, le raccolte appaiono come rebus indecifrabili, capitoli di una personale enciclopedia in cui si intrecciano memoria personale e ricerca storica. Liliana Salone ricostruisce con disegni a matita, dettagliati e al contempo sintetici, in 36 tavole illustrate l’intero catalogo dei reperti, riaccendendo con malinconica fascinazione il ricordo delle cose perdute.
Liliana Salone nasce a Palermo. Ha studiato Architettura a Palermo e Fumetto e Illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Inizia come disegnatrice di architetture utopiche e suoi lavori sono selezionati per la Biennale di Architettura di Venezia e per il Progetto Impossibile di Parma. Dipinge quadri ad olio di grande formato e partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero. I suoi disegni sono stati pubblicati sulle riviste “Illyword” e “Hamelin”. Fa parte dei disegnatori del progetto G.I.U.D.A. Dopo aver trascorso un periodo a Londra, da dieci anni vive e lavora a Bologna.
- BRONSON DRAWINGS

Una balera di periferia piazzata al centro del nulla sotto una antica sede del Partito Repubblicano (faccenda tipicamente ravennate), convertita in discoteca rock e sala concerti tra le più importanti e titolate d’Italia: il Bronson a Madonna dell’Albero, paese con un nome che pare inventato da uno sceneggiatore in crisi mistica. .
Mentre fuori infuria la banalità del mondo, dentro c’è il Bronson: un luogo in cui band, artisti, solitari cantanti folk da tutto il mondo anelano di suonare: le istantanee registrazioni di questa energia di periferia è tutta sulla carta di Costantini. Gioca coi pennarelli, coi pastelli, coi bianchi e i neri, coi font, con Photoshop, rovescia le foto, le incolla, scrive, poi cancella, sporca il foglio con le dita nere di grafite e, coi suoi tipici tratti rapidi, riesce ad eseguire degli assoli di minimal-punk a china. China e qualche colore. Tricromie e bicromie che Gianluca compone maneggiandoli i colori come fossero strumenti. D’altronde giocare e suonare sono una sola parola: play, come scrive David Vecchiato nella post fazione. Si possono ascoltare con gli occhi gli Offlaga Disco Pax, Andrew Weatherall, i Givers, Dente, tutti riscritti. Tutti con una copertina immaginario rinnovata. Riletta, risuonata dal tratto di un divoratore di musica che però disegna.
Un libro, che oltre ad essere una rassegna di un mood musicale e autoriale che ancora cerca un nome, forse unito dai luoghi più che dai suoni, racconta la storia di un’impresa che porta il nome di un’icona del cinema, il Bronson.
- DALLE TANE

Marina si aggira con quaderni di mille misure per catturare le sue prede. Ma è questione di un attimo, il tempo di imprimere il loro guizzo sul foglio,
e poi le lascia libere di tornare nelle tane a condurre la loro esistenza misteriosa.
Un albo di illustrazioni inafferrabili, una raccolta di impronte appena evase.
Non lo sai cosa c’è nelle tane, non prima di averlo visto. Delle volte non ti accorgi neanche che c’è una tana, ti sembra solo un mucchio di terra in mezzo al prato, una spaccatura nel tronco di un albero, un altro foro nella roccia. Poi però, se hai pazienza di far passare l’inverno, ti accorgi di un naso che spunta o di un battito d’ali e capisci che lì ci sono delle tane con degli abitanti dentro.
Marina Girardi è nata in provincia di Belluno nel 1979. Ha frequentato il corso di Fumetto e Illustrazione dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nel 2008 vince il premio Komikazen, Festival di fumetto di realtà di Ra- venna, con il progetto del libro a fumetti Kurden people, pubblicato l’anno successivo da Comma 22. Per la stessa casa editrice nel 2010 realizza il volume Appennino.
Illustra, scrive canzoni, disegna coi bambini nelle scuole e dipinge in strada il sabato. Poi la domenica si trasforma in albero e va a crescere sulle montagne.