- Fumetto e impegno politico, in “Il Mucchio Selvaggio n° 708-709” luglio agosto, 2013, Roma
Ravennate Classe 1971, Gianluca Costantini è uno dei più “impegnati” fumettisti/editori italiani. Anzi, viste la prolificità, la voglia di fare, di organizzare e di allacciare rapporti con suoi omologhi nel mondo che già da un bel po’ di anni lo contraddistinguono, possiamo ben affermare che Gianluca Costantini è il più “attivo” fumettista/editore italiano. Abbiamo così deciso di lasciare a lui la parola, sicuri che alla fine converrete con noi sulla definizione poco sopra attribuitagli.
GLI INIZI
Diciamo che è iniziato tutto nel 1999, quando avviai una corrispondenza con il disegnatore serbo Aleksandar Zograf: in quel periodo la sua città Pancevo veniva bombardata. Lui mi raccontava quello che succedeva e mi inviava le sue autoproduzioni. Io pubblicavo fumetti dal 1993 e avevo da poco iniziato a collaborare con Igor Prassel per la rivista “Stripburger” di Ljubljana. Da li il contatto con Zograf: cercare di capire il suo lavoro, il perché di quello che faceva e soprattutto che “poteva farlo” fece incrinare le mie convinzioni di fumettista, classico. Nel 2001 insieme ad Elettra Stamboulis invitai a Ravenna, la mia città, Joe Sacco per una mostra, stare con lui dieci giorni fece crollare completamente quello che già era incrinato. Gli anni successivi molti altri arrivarono qui a Ravenna, tra cui Marjane Satrapi, Seth Tobocman e lo stesso Zograf.
NO-PROFIT
Nel 2004 incominciai a pubblicare online dei disegni diversi da quelli che avevo fatto fino ad allora, era una serie che si chiamava El indio: la pubblicai semplicemente nel mio sito in italiano e inglese, la cosa fece il giro del mondo, i disegni vennero pubblicati negli Stati Uniti e Inghilterra, divulgati da Indymedia. Insomma, le persone usavano questi disegni che erano scaricabili gratuitamente per i motivi più disparati. Dal 2004 al 2013 sono passati quasi dieci anni, ma il flusso di lavoro non si è fermato, formando un archivio infinito di disegni e fumetti. Bisogna precisare che tutto è sempre stato no- profit e che personalmente non sono stato pagato per questo lavoro, questo è molto importante per capire il livello libertario di questa operazione.
INNOVAZIONE E RETE
In questo ultimo periodo sono riuscito a concentrare nel sito www. politicalcomics.info la gran parte dei disegni in un contesto di cartine geografiche costruite con il servizio Google Maps. Forse questo è per ora il miglior dispositivo con cui sono riuscito a sintetizzare questo lavoro, sono arrivati complimenti da Harper Reed, Lindsay Ballant (“Newsweek”), Steven Brower tanto per citarne qualcuno… Voglio essere chiaro, tutto questo è un lavoro completamente diverso da quello che si fa nel fumetto più comune oppure nella graphic novel, non è neanche satira, è qualcosa che va a costituire qualcosa di completamente nuovo, un linguaggio innovativo che usa il disegno, la grafica e la scrittura. In tutto questo c’è anche l’utilizzo dei social network dal più popolare Facebook al più attivo Twitter, strumenti molto più utili per la divulgazione delle notizie rispetto alle riviste e ai quotidiani. Quindi la Rete sta diventando il mio principale mezzo di lavoro, perché la cosa che più mi preme è arrivare direttamente nella vita delle persone, nel loro intimo attivismo.
Nel 2012 ho realizzato un libro con Dario Morgante per la casa editrice BeccoGiallo dal titolo Julian Assange. Dall’etica hacker a Wikileaks, un Instant Book sulla storia di Julian Assange, a partire da questa graphic novel è nato in questi mesi #AssangeWikileaks, una sperimentazione di narrazione con Twitter. La serialità è elemento costitutivo e matrice di un fumetto e quindi si adatta perfettamente alle dinamiche di Twitter, ogni giorno vengono pubblicati quattro tweet sul canale @U10Fiction con quattro approfondimenti che i let- tori potranno commentare. Sempre con la casa editrice BeccoGiallo sto preparando un ebook interattivo su tutti i lavori del progetto Political Comics.
Da questo lavoro sono nate tante collaborazioni tra cui “Risha Project” del Goethe Istitute di Alessandria d’Egitto, dal portale inglese “In Place of War” dell’Università di Manchester, alla rivista americana “World War 3 illustrated”, fino alla realizzazione dell’archivio “KUFIA 100 disegnatori per la Palestina” (www.inguine.net/ kufia). Il progetto Political Comics è stato anche presentato al Ars Electronica Center di Linz.
KOMIKAZEN E G.I.U.D.A.
Ma non c’è solo il disegno, per essere attivi bisogna anche esercitare delle azioni più sociali e applicative come l’organizzazione di eventi e pubblicazioni editoriali, da qui è nato Komikazen, il festival del fumetto di realtà curato da me ed Elettra Stamboulis, quest’anno sarà la nona edizione, il fumetto viene usato per raccontare il mondo e quello che succede, ma anche il lato più autobiografico degli autori. Sono passati un po’ tutti, da Peter Kuper a Carlos Latuff, da Dave McKean a Magdy El Shafee, dal fumetto turco a quello libanese… Parallelamente in questi anni ho collaborato con alcune realtà editoriali tra cui Fernandel, Comma 22 e Coniglio Editore. Per molti anni mi sono occupato della rivista “inguineMAH!gazine” poi dal 2009 con Associazione Mirada abbiamo creato la casa editrice GIUDA edizioni con cui pubblichiamo la rivista “G.I.U.D.A.” e molti libri.
IL FUMETTO PUÒ ESSERE “POLITICO”?
Certo, come qualsiasi mezzo comunicativo. Però il libro da solo non penso sia abbastanza, ci deve essere anche tutto il resto che ci viene dato dalla nuova tecnologia. Questo se il messaggio deve essere politico. Se deve essere didattico può bastare la classica pubblicazione. Ma se deve essere un fumetto “attivo” anche l’autore deve essere “attivo”. Come si suol dire, bisogna scendere in piazza e visto che noi disegnatori non siamo bravi con le molotov possiamo usare il disegno per colpire.

