
di Mario Bonanno
Come cantava Gaber, qualcuno era comunista perché Enrico Berlinguer era una brava persona (e a questo punto veniva giù il teatro dagli applausi). Di fatto il PCI è morto con lui, ai suoi funerali: giugno 1984, milioni di “orfani” presenti, una folla immensa. Sulla scorta della commozione alle elezioni europee il Partito Comunista stravince e diventa il primo partito italiano. Mai più così in alto, anzi di lì al suo suicidio politico mancano appena una manciata di anni. Enrico Berlinguer era un uomo fatto così, tutto d’un pezzo, rigoroso, forse anche perché vedeva lontano. Nel 1977, nel milieu dello stallo politico e degli anni di piombo, disse: una società più austera può essere una società più giusta, meno diseguale, realmente più libera, più democratica, più umana. Sette anni di desiderio più tardi, col craxismo diventato fenomeno di massa, calò l’asso della questione morale: i partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela. Le sue ultime parole famose, prima di cadere sul campo, a Padova, il 7 giugno di quello stesso anno, durante un comizio. Continua