ChannelDraw
Gianluca Costantini
Reality / To travel

Carnet de Voyage, esorcismo mediante disegno

Tutto è iniziato a Kos in una mattina di sole il 27 dicembre 2003, il paesaggio, il disegno dal vivo mi avevano sempre spaventato. Ma quel giorno su quel piccolo terrazzo la luce era strana e affascinante, presi fuori un quadernino e incominciai a disegnare quello che vedevano i miei occhi. Copiavo la realtà.

Il disegno di viaggio è in verità una cosa molto intima, non tutto è importante da disegnare, ma spesso sono le cose meno visibili come gli oggetti sui mobili, i telecomandi delle televisioni i biglietti del treno… Ogni cosa prende importanza sul quaderno.

Nonostante lo sviluppo delle nuove teconologie il disegno rimane lo strumento più naturale per fermare l'”istante”, il viaggio assume un significato più profondo, lontano delle generalizzazioni. Il taccuino di viaggio è emozione pura.

Tenere un carnet de voyage non è una cosa semplice, fermare il pensiero anche per pochi istanti durante un viaggio determina una grande fermezza. Tutto quello che rimane sul foglio, anche la sporcizia oppure un francobollo rendono il libro prezioso nella sua storia e nel suo viaggio. I testi diventano elementi grafici, parte della composizione delle pagine del taccuino. Uno dei carnet de voyage più famosi è quello di Villard de Honnecourt che inizia il suo taccuino con questo principio: “Villard de Honnecourt vi saluta e prega tutti coloro che lavoreranno sulle macchine di questo libro, di pregare per la sua anima e di ricordarsi di lui, poiché in questo libro si possono trovare buoni consigli sulla grande arte delle costruzioni e sulle macchine di carpenteria; e troverete in esso l’arte del disegnare, i fondamenti, così come li richiede ed insegna la disciplina della geometria .”

Nel 2009 la Purple Press la casa editrice romana diretta da Dario Morgante pubblica una raccolta dei miei disegni dal titolo “Porto dei Santi”. All’interno del volume viene pubblicato il testo Esorcismo mediante disegno di Elettra Stamboulis.

Questo il testo della quarta di copertina:  Che cosa resta delle nsotre visioni di viaggio? Il disegnatore Costantini traccia la propria mappa della memoria visiva come forma scaramantica per evitare la dispersione dello sguardo. Quella che ci viene mostrata è una geografia dell’attimo, un porto segreto per santi viaggiatori. Il segno calligrafico attra- versa lo spazio e incontriamo Bologna, Kos, la tomba di William Blake e gli ostinati telecomandi delle stanze di Hotel del vecchio continente. Una popolosa selva di immagini poetiche e sintetiche al tempo stesso per viaggiare nello sguardo altrui a poca spesa.

Esoricismo mediante disegno

di Elettra Stamboulis

Testo in “Porto dei santi”, Roma,

Purple Press, 2009

Penso sia una forma di esorcismo. Un atto di interdizione alla dispersione del tempo, il disegnare. Lo è per senz’altro il disegno realizzato guardando direttamente un oggetto, mentre disegnare qualcosa a mente può avere un diverso significato. D’altro canto, nell’esorcismo antropologicamente inteso si utilizza in molte culture il disegno.
I libri di viaggio spesso sono anche disegnati e per noi, curiosi viaggiatori di sguardi, i carnet de voyage degli artisti sono una straordinaria testimonianza della loro ossessiva battaglia contro l’inarrestabile corruzione della smemoratezza. Quel che rimane dell’esperienza dello sguardo posato in quell’attimo su quel luogo scomparirebbe senza l’azione della matita sulla carta. Ed è quello sguardo, quella mano che permangono sul foglio in quel momento irripetibile, risultato ben diverso dallo sguardo ricostruttore della macchina fotografica, meravigliosamente rappresentativo, ma non ermeneutico. Il disegno racconta il viaggio, la sintesi di tutte le migrazioni dello sguardo dell’artista dalla cosa al foglio, il suo personale riassunto del visibile e la sua interpretazione dello stesso. Oltre ad essere un atto di guerra contro l’abuso del tempo, è anche un atto che ci ricorda che l’apparenza esiste nella singola storia. È un atto di umiltà rispetto alla possibilità di possedere il tutto visibile. Non a caso nell’epoca pioneristica della fotografia essa era sentita come uno strumento capace di contenere il mondo da visionari e idealisti come il banchiere francese Albert Kahn, il quale finanziò, fino al crollo di Wall Street del ’29, un gruppo di fotografi con l’obiettivo di registrare i popoli del mondo. Ma ancora oggi, nei faraonici progetti di fotografi come Salgado, c’è questa utopico obiettivo.
Un disegno di viaggio ci racconta meno la somiglianza e più il viaggio e il viaggiatore. È un racconto visivo di quanto ha ricevuto il disegnatore da quella occasione di guardare.
Chi conosce la malattia del viaggio, sa che il desiderio di cambiare cielo non nasce tanto dalla volontà di cambiare vita, come intendeva Orazio, ma è prima di tutto l’inarrestabile desiderio di vedere che ci spinge a partire. Porto dei santi, che cita nel titolo William Burroughs senza rapporto metaforico, ma per complicità e amore, è un raccolto da vision – teller, ed è ovviamente un altro segno ineludibile della volontà del disegno di raccontare quanto l’artista ha imparato da quella esperienza di visione.

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