H.I.U Happening di fumetti e illustrazione underground 1993 | 2003
Penso che fosse il 1998. Avevo sentito che c’era questo evento sui fumetti underground a Milano, ma non conoscevo ancora nessuno. Decisi di andare di persona al Centro Sociale Garibaldi (allora l’HIU si faceva là) e parlai con alcuni ragazzi che mi dissero che la mostra era curata da Marco Teatro. Mi dissero di ritornare perché al momento non c’era e ne approfittarono per affibbiarmi una pila di manifesti e volantini da attacchinare per la città. Credo anche di averlo fatto, tra l’altro. Il giorno dopo, per non rischiare, decisi di telefonare ma mi ero dimenticato con chi dovessi parlare e chiesi di un certo Marco “Trucco”, seminando sconcerto tra gli interlocutori. Alla fine, andai all’evento dove mi feci fare il mio primo e unico tatuaggio. Marco “Trucco” lo conobbi comunque pochi anni dopo, praticamente nel momento in cui stava decidendo di allargarsi e gli serviva uno spazio più grande: il Leoncavallo. Ricordo incontri in birreria in cui mi diceva “vedrai, quest’anno viene una cosa pazzesca. Abbiamo fatto arrivare un enorme serpentone di tela da mettere in cantina, e dentro ci allestiamo una mostra” oppure “viene Jello Biafra”. E io svenivo. In tutto ciò, aiutavo ad allestire le mostre oppure proponevo qualche nome durante le riunioni preliminari, o decoravo gli spazi. Una volta, avevo appena finito di montare la doppia mostra di Andrea Bruno e Marco Corona, quando nella sala entrò un branco di maiali. Veri. Erano stati portati ad una manifestazione dai ragazzi del Leoncavallo e adesso erano là che si mangiavano tutti i gancetti ad “esse” dalla mia scatolina. Era tutto così, grandi pezzi di arte alle pareti e siparietti assurdi (grandi anche quelli) tutto intorno. Il mio minuto di terrore l’ho avuto aiutando Winston Smith ad allestire le sue stampe nei picoglass: Winston si raccomandò di togliere i gancetti in un certo modo per non graffiare la plastica, ma credo di averne distrutte decine per via della fretta. Non mi scorderò mai le sue occhiatacce. Ecco, c’erano personaggi davvero storici lì in giro: Munoz in sala mensa con Spain Rodriguez a parlargli di guerra civile spagnola, Jello Biafra che gironzola per i banchetti di fumetti autoprodotti, e tu ce li avevi davanti come se fossi ad una festa in famiglia. Poi ci sono stati tutti i contatti e le amicizie, molte resistono ancora oggi. E soprattutto la sensazione molto concreta che quello che fai tu con le tue mani e con la tua testa sarà sempre e comunque meglio di quello che ti faranno fare gli altri.
