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IL ROMANZO DI FORMAZIONE DI UN INTELLETTUALE

Il libro. Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini danno alle stampe un romanzo grafico che giovedì 5 novembre verrà presentato a Ravenna
Il romanzo di formazione di un intellettuale
“La sua scandalosità nell’epoca del conformismo atrofizzato è nascosta sotto il balcone”

di Alessandro Fogli
in Corriere Romagna, 3 novembre 2015

RAVENNA. È da qualche giorno in libreria “Diario segreto di Pasolini. La vita di Pier Paolo Pasolini prima di diventare Pasolini” (Becco Giallo), romanzo grafico scritto da Elettra Stamboulis e disegnato da Gianluca Costantini, che giovedì 5 novembre verrà presentato al circolo Arci Dock61 (ore 19).

Un lavoro di grande forza poetica e intensità, un diario immaginato dagli autori lavorando sulle lettere private, le interviste, i film e gli scritti dell’autore, di cui il 2 novembre ricorreva il quarantesimo anniversario della morte. Di questo “Diario segreto di Pasolini” parliamo con Stamboulis e Costantini.

Qual è l’urgenza (artistica, personale o quant’altro) sottesa alla realizzazione del libro?

Costantini: «La vita di Pasolini prima di diventare Pasolini è stata sì raccontata, da Nico Naldini ed Enzo Siciliano, ma come una biografia necessaria che prepara alla vita di “PPP” a partire da Roma: a noi interessava il romanzo di formazione di questo intellettuale che ha espresso, forse più di qualsiasi altro nel panorama i- taliano, la nostalgia assoluta per quell’epoca d’oro dell’infanzia e della giovinezza in cui tutto accade. La tensione psicoanalitica, metabolizzata ma sempre presente, riporta sempre l’autore a quel momento, a quel segreto. Ci sembrava il punto migliore per un fumetto. Volevamo un libro che fosse anche per coloro che Pasolini non sanno chi sia. Non a caso anche nella copertina compare un bambino con i piedi nell’acqua che potrebbe essere chiunque».

Il lavoro di ricerca è molto evidente, ma altrettanto presente è il vostro tocco personale a questo “diario”. Quanto e come ha influito Paso- lini nei vostri percorsi di vita?

Stamboulis: «Non saprei inserire in una graduatoria la lettura di Pasolini: dico lettura perché per me è soprattutto con il poeta il mio incontro. Sicuramente uno degli ami- ci che più ha influito sulla mia adolescenza, sulle mie scelte di quell’epoca, era un lettore appassiona- to e un pasoliniano. Forse per me Pasolini è mediato dal suo sguardo, che ora purtroppo non c’è più. Devo dire che usare la prima persona non significa per forza cedere alla tentazione di rompere gli argini del rispetto della vita degli altri. Io mi sento un po’ come il protagonista de “Le vite degli altri”, ascolto i loro sussurri e divento la loro voce».

Costantini: «Pasolini per me è stata quasi sempre una voce, da ascoltare, anche solo come suono, poi naturalmente le immagini cinematografiche e la loro costruzione scenica mi hanno sempre molto colpito, non so però quanto influito nel mio lavoro».

Vi ha in qualche misura spaventato dare una nuova voce, nuove parole e immagini a Pasolini? Ci sono stati, insomma, timori reverenziali?

Stamboulis: «Non ho timore dei morti. Certo la voce di Pasolini potrebbe spaventare, ma è proprio lui che ti richiama al rompere, all’osare. Avevo più paura della folla dei pasoliniani, ma per adesso non mi hanno lanciato i pomodori. Se vuoi raccontare Pasolini devi per forza es- sere un poco eretico, e quindi una donna che si appropria della sua voce, diventa “io Pasolini”, ci stava bene».

Costantini: «Qualche timore, sì, soprattutto quello di come rappresentarlo con il disegno, alla fine mi sono lasciato andare più a un immaginario buono e cattivo contemporaneamente».

Secondo voi qual è la percezione attuale di Pasolini in Italia?

Costantini: «Viene spesso citato a sproposito, succede per lui come per i testi sacri. La sua scandalosità invece – l’essere d’impiccio, nell’epoca del conformismo atrofizzato – è nascosta sotto il bancone». 

Diario segreto di Pasolini

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