Che cosa ti porta a scegliere la lotta armata? Droga, emarginazione, un’infanzia infelice? Ogni caso è a sé, ma certo ci si dimentica spesso della poesia. Non che sia un rapporto causa-effetto, ma la potente forza delle parole incatena- te nel verso viene spesso sottovalutata, come se la più povera e più antica delle arti, quella che ha affabulato millenni di umanità, legandoli in una girandola di conflitti e dolori, non fosse in qual- che modo corresponsabile, spesso senza avvedersene, delle scelte di molti che vanno armati. Così anche Daesh non è da meno.
Scritte in versi canonici, le opere di Al–Nasr seguono uno stile tradizionale, che risuona come un mantra conosciuto e familiare per gli arabofoni. La poesia d’altro canto è particolarmente popolare in queste regioni, dove un programma molto seguito è Sha‘ir al-Milyoon, il Poeta milionario, in cui alla fine il vincitore vince più del pre- mio Nobel, ed è un programma seguito da più di 70 milioni di telespettatori in tutto il mondo. Non va dimenticato che anche Osama Bin Laden è stato un poeta e che ha sempre fatto sfoggio della sua solida cultura letteraria. La poesia fa parte del “romanticismo” della cultura della Jihad che promette avventura, nuove geografie senza nazioni in cui i simili si incontrano, un codice cavalleresco ed eroico che ha ipotetiche, antiche radici.
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Pagina99, n°6, rivista settimanale, News 3.0 Spa, Febbraio 2016