
In un mondo che è sempre più in bilico, il Vertice di Taormina sarà ricordato come un G7 da cinque in pagella, dominato dalla transizione politica e, in particolare, dalle priorità degli USA. I Leader dei 7 Paesi più industrializzati non sono stati in grado di ascoltare la voce che viene dal resto del mondo, senza dare risposte a responsabilità globali come fame, povertà, cambiamento climatico e migrazioni.
“La sfida per la lotta alla fame nel mondo è stata di fatto ignorata dall’agenda dei Grandi della Terra: come anche ActionAid denuncia, senza un’inversione di rotta, entro i termini stabiliti dalle Nazioni Unite, ovvero il 2030, ci saranno ancora 650 milioni di persone che soffriranno la fame. I Leader non si sono dimostrati capaci di rispondere in modo efficace alle emergenze alimentari che stanno affliggendo diversi Paesi; in particolare, nel Comunicato finale non compaiono nuovi impegni per affrontare le crisi in Sud Sudan, Somalia, Nigeria e Yemen, dove 30 milioni di persone sono a rischio fame e carestie se non verranno stanziati nell’immediato 6 miliardi di dollari come richiesto dalle Nazioni Unite”, dichiara Luca De Fraia, Segretario Generale Aggiunto di Actionaid Italia. Ad oggi, solo un terzo di quanto necessario è stato stanziato. “Anche sul fronte degli interventi di medio-lungo termine per la lotta alla fame, il Vertice non ha lanciato nessuna iniziativa concreta, ignorando quanto l’inerzia di oggi costruirà le emergenze di domani”, conclude De Fraia. Continua