
Non c’è solo Hollywood o la scena musicale. Anche altri artisti, che siano illustratori o fumettisti, street artist o pittori, hanno cancellato tutti i loro appuntamenti almeno fino alla fine di maggio, mentre i festival estivi e le fiere rischiano di saltare o non sono ancora stati confermati. Come è cambiato il lavoro degli autori ai tempi del Covid? Certo, nell’immaginario più comune e banale, l’artista vive già “isolato”, chiuso per ore nel suo studio a disegnare. Ma è veramente così? Ne abbiamo parlato con alcuni autori che hanno collaborato con il Foglio in questi anni. “La visione dell’artista chiuso nel suo studio è una costruzione romantica e letteraria. In verità sono stati sempre stati in mezzo al mondo, collaborando con intellettuali e artigiani”, dice al Foglio Gianluca Costantini. Conosciuto in tutto il mondo per le sue illustrazioni dal taglio politico, Costantini ha prestato i propri lavori a campagne umanitarie e sociali, ed è uno dei più noti rappresentanti del giornalismo a fumetti italiano. “Il mestiere del fumettista e del disegnatore in generale può essere ricondotto ai lavoro del miniaturista ottomano e del calligrafo francescano per la durezza e la fatica del lavoro. Ma anche in quei casi, gli autori lavoravano in gruppo, con competenze e ruoli differenti. Per quanto mi riguarda, nonostante il mio ambiente di lavoro sia l’online, il confronto con gli altri e la relazione con la realtà è fondamentale: non esiste il mondo virtuale senza quello esterno. Quindi per me è molto difficile lavorare senza poi avere uno sfogo relazionale: incontrare le persone o fare una mostra, una presentazione. Il mio lavoro si svolge principalmente su Twitter ma deve avere a che fare con quello che succede fuori di lì, in relazione con gli attivisti oppure i giornalisti sparsi per il mondo”. Continua
Di Enrico Cicchetti su Il Foglio, 30 marzo 2020