
Nel 2008 il fumettista giapponese Masasumi Kakizaki pubblicò Kansen Rettou (letteralmente “isole infette”). Mai tradotta in Italia, l’opera ebbe un grande successo in molte parti del mondo e si guadagnò persino un adattamento cinematografico. A colpire il lettore era soprattutto la storia, incentrata su un’epidemia influenzale capace di aggravarsi velocemente e portare in molti casi persino alla morte. Nel fumetto, Kakizaki mostrava le possibili reazioni di società e istituzioni di fronte a una tanto inedita e pericolosa pandemia, ponendo l’accento soprattutto sulle storie umane di chi si trovava invischiato nella tragedia.
Sono passati poco più di dieci anni e lo scenario apocalittico prospettato in Kansen Rettou appare sinistramente familiare. La pandemia è arrivata davvero e probabilmente non eravamo pronti ad affrontarla. Anche il nostro Paese si è scoperto formato da tante “isole infette”, popolate però da un gran numero di eroi quotidiani che non ci saremmo mai aspettati.
Raccontare con le vignette questo presente diventa difficile: certe tragiche vicende non si possono spettacolarizzare come se si fosse in un manga giapponese, ma non si può neanche rinunciare a raccontare una pagina di storia, lasciando una testimonianza che servirà ai posteri. Continua
un progetto della Scuola di giornalismo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano