
Quarantottenne di Ravenna, il cartoonist Gianluca Costantini ha posto l’arte del fumetto al servizio delle più controverse e pressanti questioni politiche, sociali e umanitarie del pianeta. Un impegno che l’ha portato in rotta di collisione con l’Alt-Right americano – responsabile della sua estromissione dalla CNN, network col quale collaborava attivamente – e col governo turco, che l’ha addirittura accusato di terrorismo per aver ritratto il leader Erdogan con le mani e il volto macchiati di sangue.
In prima linea per ricordare la necessità di una verità sul caso dell’omicidio per tortura di Giulio Regeni e per la liberazione di Patrick Zaky – l’artista ha realizzato anche un gigantesco murale che campeggia all’ombra delle Torri di Bologna – Costantini è adesso sceso in campo per sensibilizzare la politica e l’opinione pubblica italiana sulla tragica vicenda di Mario Carmine Paciolla, il trentatreenne cooperante napoletano delle Nazioni Unite ritrovato morto in circostanze misteriose nella sua casa di San Vicente del Caguan, in Colombia, dove sovra intendeva al reinserimento dei ribelli delle Farc nel tessuto sociale del Paese sudamericano e alle operazioni di riqualifica dei terreni sottratti alla produzione della cocaina.
Il fumettista ravennate – vincitore del Premio Giuseppe Coco di Etna Comics col suo reportage grafico “Libia”, realizzato con la giornalista Francesca Mannocchi – ha disegnato sei tavole, su sceneggiatura di Johannes Bückler, che puntano il dito contro il martirio di Paciolla, esaltando, al contempo, l’umanità che muoveva il lavoro internazionale del giovane partenopeo. di ALESSANDRO DI NOCERA per Repubblica Napoli