G.I.U.D.A. Geographical Institute of Unconventional Drawing Arts
n°1, novembre, 2009

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Con: Alice Socal, Angelo Mennillo, Armin Barducci, Ciro Fanelli, El Cubri, Elettra Stamboulis, Gianluca Costantini, Jacklamotta e Rocco Lombardi
Giuda una rivista, un luogo. Giuda indaga il tradimento delle immagini. Lo fa usando il disegno in forma intensiva, cartografando il dicibile e il rappresentabile. Si pone come uno spazio programmato di ricerca visiva e di estetica. Insegue i luoghi sulle cartine, sapendo che la mappa non è il territorio, ma è una sua rappresentazione e che a partire dalla cartografia si stabilisce il nostro posto sul mondo e lo spazio che a livello simbolico occupiamo. Nella rivista tutto è disegnato, dall’editoriale alle pubblicità È una rivista da collezione, che non concede sconti all’epoca delle veline editoriali. Ha una vocazione decadente e romantica, utilizza lo spazio contemporaneo del disegno per inseguire le strade cimiteriali delle metropoli: nel primo numero compaiono i volti dei morti eccellenti del cimitero di Montparnasse.
G.I.U.D.A. Geographical Institute of Unconventional Drawing Arts
n°2, giugno, 2010

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Con: Alice Socal, Angelo Mennillo, Armin Barducci, Ciro Fanelli, Nina Bunjevac, Elettra Stamboulis, Gianluca Costantini, Jacklamotta e Rocco Lombardi
Nel secondo numero, gli ospiti inconsapevoli delle mappe visive del gruppo coordinato da Gianluca Costantini sono i preraffaelliti. I giovani inglesi insieme a Dante Gabriel Rossetti, figlio di un carbonaro italiano in esilio, crearono in epoca vittoriana un mondo osteggiato dalla critica d’arte tradizionale, fatto non solo di scelte stilistiche, che partivano da una forte consapevolezza del rapporto tra rappresentazione e simbolismo, ma anche di poesia, di letteratura e soprattutto delle vite stesse dei suoi protagonisti. Sulle biografie degli artisti, sul loro essere una geografia sentimentale che spesso ha composto destini intrecciati, si sono concentrati i disegnatori di Giuda. William Morris, che fu intenso artigiano della tappezzeria e socialista della prima ora insieme alla figlia di Marx, lo stesso Rossetti, poeta prima che pittore, dedito al laudano e alle donne, gli artisti e le artiste dell’epoca si incontrano nelle pagine della rivista preavanguardistica Giuda per parlarsi attraverso il linguaggio del fumetto.
G.I.U.D.A. Geographical Institute of Unconventional Drawing Arts
n°3, novembre, 2011

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Con: Armin Barducci, Gianluca Costantini, Darkam, Ciro Fanelli, Rocco Lombardi, Angelo Mennillo, Alice Socal, tracciamenti, Frederic Cochè, Nicolò Pellizzon, Robert Rebotti – Jacklamotta e Elettra Stamboulis
Presentazione: L’ombra di Chuck Cunningham torna e reclama vendetta sulle pagine del terzo volume di G.I.U.D.A. Ispirati dagli eroi di quella apparentemente innocua mitologia catodica che è Happy Days, i disegnatori di G.I.U.D.A. compongono un mosaico di brevi narrazioni illustrate, dal titolo “Milwaukee mi ha rubato”, che smascherano e svelano i tratti nascosti dei protagonisti. Eliminata l’aura sterile della finzione televisiva, i nuovi interpreti della serie tv non vivono più la spensierata quotidianità dell’easy-life americana, ma appaiono come attori di seconda fila, malinconici e crudeli. Spettatori del destino cui vanno incontro Fonzie, Richie, Potsy, Ralph e tutti gli altri sono due indigeniamericani, padre e figlio, eredi della cultura primigenia dell’America, che in un dialogo da teatro dell’assurdo, tra battute sospese e piccoli conflitti domestici, sembrano essere gli unici in grado di poter afferrare il senso della realtà: “Tante cose sembrano non esistere. Ma invece esci, e te le incontri. E ti cambiano la vita”, conclude uno dei personaggi.
G.I.U.D.A. Geographical Institute of Unconventional Drawing Arts
n°4, novembre, 2012

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Con: Armin Barducci, Gianluca Costantini, Darkam, Ciro Fanelli, Rocco Lombardi, Angelo Mennillo, Alice Socal, tracciamenti, Mara Cerri, Magda Guidi, Nicolò Pellizzon, Liliana Salone, Robert Rebotti – Jacklamotta e Elettra Stamboulis
Per attraversare la Linea Durand – così è chiamato il confine tra Afghanistan e Pakistan – occorre percorrere la stretta gola del Khyber Pass. È un antico passo disputato, conteso, mai completamente in pace, incorporato in imperi e stati e sempre sfuggito al controllo anche delle massime potenze. Itinerario imprescindibile degli eserciti alla conquista dei tesori dell’Hindustan, cerniera tra le civiltà euro-asiatiche e quella indiana, il Khyber Pass è la via che unisce e divide Kabul e Peshawar. Per raccontarne la storia secolare, i disegnatori e autori di G.I.U.D.A. scelgono di farsi accompagnare lungo la via da Alighiero Boetti, l’artista italiano le cui mappe in forma di arazzo, oggi esposte nei maggiori musei del mondo, furono realizzate dalle ricamatrici di Kabul. Nei giorni immediatamente successivi all’invasione sovietica dell’Afghanistan, Alighiero Boetti è costretto ad abbandonare la capitale afghana per trasferire la produzione degli arazzi oltre confine. Inizia quindi un viaggio durante il quale Boetti non potrà fare a meno di confrontarsi con quel paesaggio aspro e livido che è stato testimone silenzioso della vita di guerrieri, traditori, poeti, di antichi e nuovi profeti. Gli uomini delle tribù patane del Khyber Pass controllano dalle alture il passaggio della lunga colonna di profughi. I fucili non servono solo a fare scena.
Completano il quarto volume, “Antoine Doinel”, l’omaggio alla celebre sequenza finale de I 400 Colpi di Francois Truffaut disegnato da Mara Cerri e Magda Guidi e il quarto episodio di “Ernesto”, storia allegorica senza lieto fine disegnata da Ciro Fanelli. Concludono il volume il nuovo capitolo di “Piccola Gerusalemme”, storia disegnata da Angelo Mennillo su sceneggiatura di Elettra Stamboulis, dedicato alla città di Salonicco, terra di incontri e scontri tra l’oriente e l’occidente, e “Iz Catalog Ex Area” la galleria delle illustrazioni a matita di Liliana Salone, magnifici rebus disegnati da un’immaginazione labirintica.
G.I.U.D.A. Geographical Institute of Unconventional Drawing Arts
n°5, novembre, 2014

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Bologna negli anni ’80, in quello scorcio in cui tutto cambiò. dalla chiusura delle osterie tradizionali all’intenso fuoco di una generazione che sperimentò tutto. Francesca Alinovi è la bussola di questa mappatura. Attraverso i ritratti di coloro che allora c’erano, e in qualche modo furono con lei a contatto, si ricostruisce una geografia arbitraria, come tutte le geografie, di un paesaggio umano. Non c’è indagine sull’omicidio, ma la cronaca visiva di chi scriveva, chi disegnava, chi suonava, chi faceva tutte e tre le cose. ci guardano dal fondo bianco e nero di giuda volume V. Arricchiscono il volume le storie a puntate di Ciro Fanelli e di Elettra Stamboulis e Angelo Mennillo giunte al quinto episodio. Ospite del numero nuovamente tracciamenti con i suoi disegni di moda poetica, che il destino vuole si intersechino in modo inconsapevole con la vicenda della critica d’arte del DAMS . Apre il numero il visionario afroamericano Mac McGill disegnatore psichedelico legato a molti collettivi anarchici della grande mela.
E come sempre anche le false pubblicità sono disegnate dagli autori e fanno il verso a un mondo che continuamente vuole ghermirti e persuaderti a fare qualcosa.
con: Armin Barducci, Gianluca Costantini, Darkam, Ciro Fanelli, Rocco Lombardi, Mac McGill, Angelo Mennillo, Nicolò Pellizzon, Liliana Salone, Alice Socal, tracciamenti, Elettra Stamboulis
A cura di Gianluca Costantini
Cartografo: Marco Lobietti
Parole: Elettra Stamboulis