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Gianluca Costantini
Political Comics

Julian Assange di Luigi Siviero “Propaganda e menzogna dal linguaggio politico al linguaggio del fumetto”

Dal capitolo “Propaganda e menzogna dal linguaggio politico al linguaggio del fumetto” di Luigi Siviero, tratto da “Dall’11 settembre a Barack Obama”, NPE Edizioni,2013

Il mito della caverna

Julian Assange. Dall’etica hacker a WikiLeaks (1) di Dario Morgante e Gianluca Costantini è una biografia a fumetti di Julian Assange, hacker australiano diventato famoso per avere diffuso in rete moltissimi documenti riservati dell’esercito americano sulle guerre in Iraq e Afghanistan e migliaia di cablogrammi compromettenti redatti dal personale delle ambasciate degli Stati Uniti in tutto il mondo.
Il fumetto di Morgante e Costantini è anche altro. La preoccupazione principale degli autori è esaminare il ruolo svolto da internet e dalle nuove tecnologie nella diffusione delle notizie e la reazione dell’ordine costituito alla rivelazione di verità scomode da parte di un attore nuovo, indipendente e non accondiscendente.
Credo che una delle fonti principali degli autori sia il saggio Nessun segreto. Guida minima a Wikileaks, l’organizzazione che ha cambiato per sempre il rapporto tra internet, informazione e potere (2) di Fabio Chiusi, in particolare la prefazione intitolata Come in un mito.
Nella prefazione Chiusi cita il mito della caverna di Platone. Nella metafora di Platone alcuni uomini vivono imprigionati in una caverna dalla quale non possono vedere direttamente la luce del Sole ma solo le ombre degli oggetti colpiti dai suoi raggi. (3) Julian Assange sarebbe l’uomo che è riuscito uscire dalla caverna e vedere Ia luce e che cercherebbe di portare quella luce agli uomini imprigionati. (4)
Ho l’impressione che Morgante e Costantini abbiano preso spunto dalla prefazione di Chiusi quando hanno realizzato le sequenze oniriche (5) di Assange che parla con delle ombre cinesi. A pagina 23, 24 e 67 il fondatore di  Wikileaks e solo in un luogo buio, astratto e imprecisato che nelle pagine 23 e 67 è completamente nero e a pagina 24 assomiglia a una caverna tecnologica dalla quale Assange esce per recarsi verso una luce accecante (come accecante era la luce che colpiva gli occhi del prigioniero che abbandonava la caverna nella metafora platonica). Attorno a lui delle mani immaginarie fluttuano nell’aria e creano delle ombre di conigli, uccelli in volo e altri animali. Assange dialoga con queste mani e ombre a proposito della propensione dei media a nascondere la verità.
Come possono essere interpretate queste tavole? Le ombre rappresentano le conoscenze errate delle persone, convinte metaforicamente che le ombre del coniglio e dell’uccello in volo provengano veramente da degli animali. Invece Assange vede le fonti delle ombre: sono delle mani le cui dita si intrecciano per generare ombre fasulle. C’è una certa somiglianza fra il mito della caverna e le ombre cinesi: in entrambi i casi le ombre rappresentano una conoscenza fallace che non è la verità, e capire cos’è la verità è giungere alla fonte di produzione delle ombre.

Collateral Murder

Le ombre cinesi parlano con Assange della reazione dei media tradizionali all’attività svolta da WikiLeaks. A pagina 67 un ombra afferma: «Hanno le solite domande». Assange risponde: «Sì, ma… hanno capito qualcosa?» Altre ombre aggiungono: «Sono giornalisti, Julian» e «Non capiscono mai!»
Questo dialogo fra Julian Assange e le ombre avviene dopo che Assange ha presentato il video intitolato Collateral Murder (6) in una conferenza stampa: a Washington. (7)
Il titolo del video è una distorsione dell’espressione “danno collaterale” usata dall’esercito americano e dai media per designare le uccisioni involontarie di civili da parte dell’esercito. Nel video, girato a Baghdad da un militare a bordo di un elicottero americano il 12 luglio 2007, si assiste all’uccisione di un gruppo di persone (8) e di due fotografi da parte dell’esercito degli Stati Uniti. (9) Nel fumetto Assange commenta così il video quando Io descrive ai giornalisti intervenuti alla conferenza stampa: 

Avete pienamente ragione, signori. In guerra questo è un danno collaterale.
In guerra ci si spara e si muore, spesso senza un vero perché.
Si fanno cose orribili, nauseanti e in ultima analisi inumane.
Ma quello che l’amministrazione americana e l’esercito degli Stati Uniti stanno tentando di fare è di far credere alla popolazione civile che questa guerra, che queste guerre, non sono sporche, ma pulite.
Nobili intenti e altrettanto nobili nelle azioni.
Così polarizzano attenzione pubblica: dettando l’agenda, muovendo la spaventosa macchina della propaganda.
Noi abbiamo riportato i fatti nella loro interezza. Due giornalisti sono stati uccisi dall’esercito americano.
Lo stesso esercito che ha dichiarato che erano stati gli insorti, (10) a uccidere i giornalisti.

E quando la Reuters – sulla base di una legge americana, la Freedom For Information Act – di accedere alle informazioni che potevano fare luce sull’avvenimento…
Bè, a quel punto gli è stato semplicemente risposto “No”.
Viene da chiedersi se è per questo che si esporta la democrazia. Per poterla togliere a casa propria.
Il nostro mestiere è divulgare i fatti.
Così un’opinione pubblica potrà farsi delle idee in maniera un po’ più libera e non manipolata.
Questo è l’obiettivo di WikiLeaks. (11)

Di nuovo c’è una contrapposizione di luce e ombra: l’ombra proiettata dall’esercito americano, che ha bollato quelle uccisioni come avvenute in uno scontro a fuoco, e la luce di Assange, che ha diffuso il video.

I giornalisti tempestano Assange di domande che non hanno nulla a che vedere con il video Collateral Murder. Chiedono ripetutamente “Chi vi paga?”, “È vero che siete stati finanziati dalla CIA?”, “Prendete i soldi dagli dagli ebrei?”, “Chi vi paga?”, “Chi vi paga?”. In un altro dialogo immaginario fra Assange e le ombre, (12) avvenuto prima della conferenza stampa, queste ultime avevano detto:

“Lo sai che ti chiederanno, no?”
“Chederanno dove prendiamo i soldi.”
“Chiedono sempre quello.”
“Non si chiedono mai la cosa giusta.”
“Non si chiedono da dove li prendono loro, i soldi.”

Linguaggio e verità

A fondamento dell’azione politica condotta da Assange con WikiLeaks e del fumetto di Morgante e Costantini c’è una riflessione sul linguaggio.
Il primo passaggio del ragionamento prende piede dal video Collateral Murder. La scelta dei vocaboli condiziona le opinioni che le persone si creano sui fatti: lo stesso fatto assume valenza diversa se lo si chiama innocuamente danno collaterale oppure, in maniera per nulla accomodante, omicidio collaterale.
Posto che determinate scelte linguistiche creano zone d’ombra (nascondere) mentre altre sono in grado di illuminare (fare chiarezza), il secon-do passaggio consiste nel fornire alle persone i mezzi idonei a scartare il linguaggio falso e fuorviante e ad adottare un linguaggio più idoneo descrivere i fatti.
Per Assange lo strumento ideale per la diffusione delle informazioni e la rete. Morgante e Costantini, attraverso un lungo flashback, ricordando ai lettori che l’utilizzo di internet per condividere informazioni che il potere costituito vuole tenere segrete è da sempre a fondamento della filosofia di Assange. In una sequenza del fumetto ambientata nel 1991, quando Assange aveva venti anni, viene mostrato l’hacker che entra senza autorizzazione nel sito della Nortel, la compagnia telefonica canadese. Tre anni più tardi durante il processo per violazione informatica, il giudice chiede ad Assange qual è la sua filosofia. L’imputato risponde:

La mia filosofia, vostro onore?
[…] Ecco, dunque… In estrema sintesi sono tre punti: non danneggiare i sistemi informatici che stai violando… e non mandarli in crash…
… Poi: non modificare le informazioni, a eccezione della necessità di nascondere le tue tracce… E infine: condividere le informazioni.
[…] Esser un hacker vuol dire interrogare continuamente il grado di libertà che la società è in grado di esprimere, e farlo con la tecnologia informatica, con la quale siamo cresciuti. Le aziende, le corporation, i militari, i governi… tutti celano informazioni per diversi motivi. A volte queste informazioni sono inutili, altre volte decisive. Secondo gli hacker è giusto che siano condivise. (13)

A corollario di questo discorso c’è anche una riflessione su come i mass media tradizionali condizionano la diffusione delle informazioni. Morgante e Costantini mostrano dei giornalisti che non sono interessanti a ragionare sui dati raccolti da Assange e diffonderli a loro volta, ma piuttosto a minare la credibilità del fondatore di WikiLeaks e a spostare l’attenzione dai problemi sostanziali sollevati da Assange (il modo in cui si sono comportati i singoli militari e l’esercito nel suo complesso nella guerra in Iraq) a questioni del tutto diverse e fuori argomento (chi finanzia WikiLeaks?).

Note

1. Dario Morgante e Gianluca Costantini, Julian Assange. Dall’etica hacker a WikiLeaks, BeccoGiallo, Padova, 2011.
2. Fabio Chiusi, Nessun segreto. Guida minima a WikiLeaks, l’organizzazione che ha cambiato per sempre il rapporto tra internet, informazione e potere, Mimesis Edizioni, Milano-Udine, 2011
3. Il mito è descritto da Platone in maniera ben più articolata. Qui mi sono limitato a semplificare e sintetizzare. Vedi Platone, La Repubblica, trad. it. Francesco Gabrieli, RCS Rizzoli Libri, Milano, 1997
4. Al fine della compressione del fumetto di Morgante e Costantini on è importante il seguito del discorso di Chiusi. Per completezza segnalo in nota che la prefazione continua così: “(…) L’oggetto del nostro racconto non è un mito, è la realtà. E quest’ultima è dannatamente più complicata. Così, la storia di WiliLeaks non ci costringe a definirci tutti prigionieri della menzogna. E il cammino di Assange non ci ha portato alla verità. Nemmeno per rifiutarla. Ci ha portato, tuttavia, qualche verità. Dei fatti, certo. Sulle guerre, sulle corruzioni, sugli abusi. Insomma, su parte della natura umana, aumentando quel serbatoio di memoria da cui l’uomo attinge, quando vuole cercare di comprendersi.”
5. Dario Morgante e Gianluca Costantini, Julian Assange. Dall’etica hacker a WikiLeaks, cit,. Pp 23, 67, 83 e 110.
6. La conferenza stampa ebbe luogo il 5 aprile 2010 al National Press Club di Washington .D.C. Il video fu pubblicato nel sito Collateral Murder (www.collateralrnurd ashmgton, YouTube (www.youtube.com/watch?v=5rXPrfnU3GO).
7. Vedi Elisabeth Bumiller: Video Shows U.S. Killing of Reuters Employees, in «New York Times» 5 aprile 2010; Garance Franke-Ruta, Web site releases video of Baghdad attack that killed 2 journalists, in «Washington Post», 5 aprile 2010; Chris McGreal, Wikileaks reveals video showing US air crew shooting down Iraqi civilians, in «The Guardian», 5 aprile 2010.
8. Quasi tutte le persone sono disarmate. Due dI oro impugnano degli AK47 senza però puntarli contro i soldati americani.
9. C’è un adattamento a fumetti del video in Dario Morgante e Gianluca Costantini, Julian Assange. Dall’Etica hacker a Wikileaks, cit., pp 10-14
10. All’indomani dello scontro a fuoco fonti dell’esercito avevano dichiarato che erano stati uccisi nove insorti e due civili e che i militari avevano risposto al fuoco dopo che erano stati attaccati dai ribelli (vedi Alissa J. Rubin, 2 Iraqi Journalists Killed as U.S. Forces Clash With Militias in «New York Times», 13 luglio 2007). Una fonte dell’esercito ha dichiarato addirittura che non era chiaro se i giornalisti erano stati uccisi dai militari americani o dai ribelli iracheni (vedi Joshua Partlow e David Finkel, U.S., Shiite Fighters Clash in Baghdad, in «Washington Post», 13 luglio 2007).
11.  Dario Morgante e Gianluca Costantini, Julian Assange. Dall’etica hacker a WikiLeaks, cit., pp. 20-30. 
12.  Ivi, p. 23.

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