“Uno strano suicidio. In Colombia. Dove lavorava per l’Onu. Ma due anni dopo la sua morte, i genitori si ribellano alla verità ufficiale e denunciano alcuni finzionari delle Nazioni Unite. Anche perché spunta l’ipotesi che il loro figlio sia stato torturato. Da chi? E perché? Un nuovo Caso Regeni, probabilmente.”

Articolo di Andrea Purgatori, OGGI n°31, luglio 2022

I Paciolla raccontano le clamorose manomissioni della scena di quello che è stato finora fatto passare per suicidio: «Quello che ci sconcerta è il muro di gomma da parte dell’Onu… È inverosimile che il capo della sicurezza dell’Onu Christian Thompson e il suo superiore Juan Vasquez non fossero a conoscenza dei protocolli in caso di morte di un loro dipendente. Il primo si è introdotto da solo per trenta minuti in casa di Mario prima dell’arrivo degli agenti, inquinando la scena del crimine e prelevando oggetti appartenuti a nostro figlio. E dopo due giorni, Thompson si è nuovamente recato nell’abitazione per ripulirla con la candeggina, gettando in una discarica tutto ciò che era parte della scena del crimine, facendo sparire ogni traccia utile per l’indagine sull’omicidio di Mario. Di conseguenza, oltre a loro due, abbiamo denunciato anche i quattro agenti di polizia che hanno consentito questo gravissimo atto ritenendoli tutti e sei coinvolti nell’occultamento delle prove». E aggiungono: «Nostro figlio amava la vita, aveva progetti a brevissima scadenza e nessun motivo per uccidersi con un biglietto aereo in tasca e la valigia pronta a poche ore dalla partenza per Napoli, la sua città».
