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Gianluca Costantini
Political Comics / Human rights

Le mie parole per Patrick e i diritti umani

“Ogni giorno di questi ultimi 15 anni disegno la privazione dei diritti umani, disegno persone a cui è stata privata la libertà di esprimersi, oppure la libertà di movimento. Persone di tutti paesi del mondo, non esistono nazioni dove questi diritti non vengono violati.

Quando un artista decide di entrare in campo, di entrare nella realtà le cose si possono fare difficili, ma proteggere i diritti umani non è una passeggiata è una vera e propria barricata, una trincea. Per proteggere i diritti umani in Turchia sono stato processato e accusato di terrorismo dal Governo turco. Per proteggere i diritti umani in Palestina sono stato accusato di antisemitismo (e non c’è accusa più dolorosa) e licenziato dalla CNN. Per proteggere i diritti umani mi è stato vivamente consigliato di non andare in molti paesi, tra cui l’Egitto. Ma per quanto mi riguarda queste sono tutte medaglie.

Più di 3 anni fa ho disegnato Patrick, attorcigliato da un filo spinato, ma con un leggero sorriso sulle labbra. Quel filo è stato per questi anni un simbolo militare, di tortura, di confinamento ma anche il simbolo di Amnesty International, dentro al filo spinato c’è una candela accesa e questa candela è stata Patrick. Ho disegnato Patrick come ho disegnato tutti gli altri con la stessa attenzione e lo stesso amore, ma qui in Italia questo disegno è diventato parte di un movimento popolare senza precedenti nei riguardi di un prigioniero di coscienza. In pochi giorni il disegno ha preso il volo e non è stato più mio. Dai social network è uscito ed è iniziato a comparire nei portici di Bologna, il sindaco lo ha voluto grande 30 metri, proprio in questa piazza durante un periodo complesso come quello del Covid. In quei giorni ricevevo messaggi di persone commosse che passavano in questa piazza deserta. Poi il rettore e il prorettore mi hanno chiesto qualcosa per l’Università e allora abbiamo riempito la Biblioteca dell’Alma Mater con 160 sagome l’abbiamo chiamata “Una sedia per Zaki”. Queste sagome hanno invaso l’Italia, nei festival, nei concerti, nelle case, sui balconi. Abbiamo fatto volare un aquilone con il disegno di Patrick sulle spiagge della Romagna e poi in varie città. Abbiamo riempito i portici di via Saragozza fino a San Luca con Patrick e altri 49 prigionieri politici di tutto il mondo. Ho disegnato un intero libro a fumetti su Patrick. Abbiamo messo un grande disegno sotto le due torri… Queste sono solo alcune cose fatte in questi anni per richiedere la liberazione di Patrick ma anche di tutti gli altri prigionieri. E ora che lui è libero anche tutti gli altri sono un po’ più liberi.

Il nostro compito, anzi direi dovere, è proprio quello di cercare di cambiare le regole grazie a una visione differente. Mi interessa un’arte che interagisce con la comunità, un’arte che condivide e non impone. Per quanto mi riguarda l’arte è un modo per navigare nel disagio, nel conflitto, nell’aiuto all’altro, un modo per lavorare con lo spazio politico e civile. L’arte mi aiuta a non guardare dall’altra parte.”

Patrick Zaky / Italy

Political Comics

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