1999 | Dede Auregli, Il computer onirico, catalogo della mostra, Artestudio Sumithra, Ravenna

Gianluca Costantini ha al suo attivo una ben avviata carriera di autore di grafica su riviste di fumetti, e come artista, diversi riconoscimenti ottenuti nell’ambito dei circuiti che promuovono a livello nazionale i più meritevoli che tuttavia hanno ancora un percorso professionale giovane e tutto da costruire.
Da questa doppia “personalità”, da questo raddoppiamento di interessi, Costantini riesce a costruire un flusso ininterrotto del lavoro poiché dall’una e dall’altra mutua i modi, le tecniche e le immagini così che nelle opere di grande formato, quelle che poi espone a muro, per intenderci, impiega le tavole estrapolandole dal fumetto e, al contrario, può indifferentemente utilizzare l’opera unica inserendola successivamente nelle sue “storie”. E’ chiaro che in questo modo si hanno degli spostamenti di senso anche assai consistenti, ma l’operazione vale in quanto Costantini è particolarmente interessato alla forma/contenuto delle sue immagini – tanto che nelle stripes sembrerebbe che le storie scritte, le parole, fossero esornative, o comunque costruite attorno e dopo le immagini e da esse suggestionate.
Come buona parte dei giovani artisti più intelligenti e aggiornati, Costantini è, in tutti i sensi, figlio del suo tempo e si serve con abilità e intelligenza dei mezzi disponibili e , in particolar modo, ultimamente, predilige il computer.
Il risultato del lavoro si potrebbe definire, per utilizzare un recente neologismo, di “digipittura” o “pittura digitale”, nel senso che computer e scanner servono per elaborare le immagini, scansionate prima e poi sovraimpresse le une con le altre: può trattarsi di disegni realizzati da lui stesso a mano con matite o con chine o acquarellate, di stampe antiche, di fotografie architettoniche o di oggetti, di elementi ripetitivi di decorazione sovrapposti e fusi tra loro ed infine stampati su carta fotografica. Così come avviene per altri mezzi, il computer è un tramite, altamente tecnologizzato e dalle prestazioni flessibili e veloci, che viene utilizzato al pari di ogni altro e che, come ogni altro, è suscettibile di giorno in giorno di sempre nuove perfettibilità. Mezzo del qui e ora, il computer può venire impiegato nei modi più diversi, quello che conta è però la ragione che sta alla base della creazione dell’immagine. Il flusso immaginativo scorre a comporre, a scomporre e a ricomporre in una fluida complessità associativa, e quello che ci ritorna è una sorta di “collage” dominato da situazioni totalmente fantastiche, estremamente soggettive.
Il clima complessivo appare onirico, anche i tono sono lo più cupi, e anche se i lavori sono ricolmi di pattern decorativi ed il segno stesso esagera in questo senso, non ci troviamo mai alla presenza di un freddo e statico calligrafismo, piuttosto ne risultano immagini mobili, all’interno delle quali trascorre una continuità di forme e d’intenti capace di attualizzare e rivitalizzare i dèja-vu.
