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Gianluca Costantini
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Zaki e oltre. Intervista a Gianluca Costantini

di Carlo Branzaglia, 15 maggio 2022
Foto di Michele Lapini

Mescolare disegno e mezzi elettronici è diventato quotidiano, con l’iPad, che ha portato tale possibilità fuori dall’uso specialistico della tavoletta grafica a uso dei progettisti. Il disegno si è digitalizzato, con i suoi vantaggi e svantaggi, come sempre all’introduzione di nuove strumentazioni tecniche. Fra i primi, probabilmente resi evidenti dalla distanza tra una pratica manuale e fisica e una digitale e virtuale, il riportare alla ribalta una serie di compiti che il disegno si è sempre proposto: gestire le informazioni, conscio del fatto che tramite il segno si possono enucleare i tratti pertinenti di ciò che si rappresenta (o si presenta), cioè quelli necessari al passaggio di informazioni, e oltretutto dotarli, attraverso il registro grafico, di un proprio mood, di uno stile. 

Premessa necessaria, questa, per parlare di disegno, fumetto, attivismo e social con Gianluca Costantini, fra i più celebri graphic journalist a livello internazionale, appena uscito in libreria con il volume Patrick Zaki, realizzato con Laura Cappon per Feltrinelli; e in Francia è stato da poco tradotto Libia (in Italia uscito per Mondadori) da Editions Rackham, disegnato su testi di Francesca Mannocchi. Due giornaliste le cui cronache Costantini ha tradotto in storie a fumetti “di realtà”, come le definisce. Costantini è dagli esordi il protagonista di un “meticciamento” tecnico del disegno e del fumetto, a maggior ragione dopo l’incontro con il graphic journalism. Perché lo ha adattato alla illustrazione e allo scribing (l’attività di facilitazione grafica durante conferenze o workshop); ai social (specialmente Instagram) in periodi non sospetti, fino alle soglie della televisione, con Cnn; lo ha riportato, ma definitivamente mutato, nelle aule dei tribunali, con Ai Weiwei; e oggi lo ha digitalizzato del tutto, lavorando (anche) direttamente su iPad. D’altra parte, il disegno di Costantini è una macchina tanto variegata quanto efficace nella gestione dell’informazione: nella selezione, ogni volta, di un registro adatto all’obiettivo di comunicazione. L’attività nello scribing, una forma di infografica fatta a mano; la passione per la cartografia, che lo portò a fondare Giuda (Geographical Institute of Unconventional Drawing Arts); la costruzione di piattaforme mediali a base grafica come Inguine Mahgazine; fino, infine ai volumi di “fumetti di realtà”, che raccontano storie vere e i loro contesti. Continua

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