
A Palermo si fa satira su tutto. Sull’abusivismo edilizio, sul ponte sullo Stretto, sulla riforma della scuola. E anche sulla mafia.
Urban n.56, Milano 2007
Soprattutto politica, ma anche città, costume e malcostume sono gli ingredienti di cui si alimenta Pizzino, il satirico “manifesto piegato” in vendita al costo simbolico di 2 euro a Palermo (www.scomunicazione.it).
Dal 2005 resiste nella marea della comunicazione su carta grazie al sostegno di abbonati e di curiosi del nuovo che avanza. Gli ideatori, Giampiero Caldarella, Leonardo Vaccaio e Francesco Di Pasquale sono tre trentenni laureati in “materie umanistiche”, che hanno deciso di utilizzare l’alfabeto della comunicazione grafica pubblicitaria per parlare d’altro.
Ad animare i fogli di Pizzino è una satira sempre graffiante, che evita scivoloni demagogici e spesso trova il paradosso. L’effetto è un sorriso amaro anche quando l’argomento trattato è la mafia.
La satira non riuscirà a cambiare il mondo. Ma, come ci ricorda Gianpiero, il mondo ha cambiato la satira. In Italia l’ha praticamente ammazzata. Perchè, se è pur vero che essa non ha poteri redentori, riesce però a demistificare, ad aprire le cloache olezzanti dove viene depositato tutto il rimosso e farcene sentire l’odore, riesce a chiamare persone per nome e cognome.
Palermo, come ci confessa Giampiero, “oggi è un po’ più milanese, più permeabile. Lo dice anche il palinsesto culturale più pompato della città. Aspettiamo che anche a Ballarò per apostofrare qualcuno si dica “pirla” Poi cambieremo città”. Ecco, se Palermo può sembrare milanesizzata, sicuramente si è meritata un primato: avere un periodico di satira intelligente, esteticamente interessante e coraggioso.