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Gianluca Costantini
Political Comics

Andrea Costa, Baobab Experience

Fino a oggi non abbiamo raccontato nulla della vicenda giudiziaria che ha colpito il Presidente di Baobab Experience e con lui tutta la nostra comunità: siamo rimasti in silenzio per non darla vinta a chi ci ha voluti coinvolgere in un processo che è senza alcun dubbio politico e continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto – offrire soccorso a donne, uomini e bambini migranti – con la convinzione di essere nel giusto.

Tutto in una forzata parvenza di normalità, perché accuse come questa pesano come macigni, nell’assurdo paradosso che pongono – chi quotidianamente combatte il traffico di esseri umani viene accusato di favorire quel traffico – e nella pressione emotiva che questo processo penale comporta, anche considerando che la contestazione attuale prevede da 6 anni e mezzo a 18 anni di reclusione. Quando le dinamiche dell’intera vicenda giudiziaria sono così contorte, non conforta la consapevolezza della propria innocenza, laddove il potere dà la parvenza di sottomettersi a ciò che ha precedentemente creato ad arte e dove le regole sono volutamente equivoche.

Ma tornati, a pochi giorni dal verdetto, da una missione umanitaria al confine tra Ucraina e Moldavia, abbiamo sentito il bisogno e, assieme, il dovere di denunciare il paradosso in cui, oggi forse più che mai, ci troviamo a svolgere la nostra azione di volontariato.Nel momento in cui giungiamo in Italia con persone evacuate dall’Ucraina, attraversando 5 frontiere – tra le quali due extra-comunitarie e dunque l’invalicabile Fortezza Europa – siamo chiamati, da Politica e Opinione pubblica, “eroi”, ma siamo seduti sul banco degli imputati per aver aiutato persone di origine sudanese e ciadiana – opportunamente identificate e con il pieno diritto di muoversi sul territorio italiano – a raggiungere il Campo della Croce Rossa di Ventimiglia. Noi non siamo mai eroi, esattamente come non siamo mai criminali. Siamo volontarie e volontari; siamo solidali.

E i profughi sono sempre profughi, sia se fuggono da un orrore vicino come l’occupazione russa dell’Ucraina sia se si mettono in salvo da una tragedia lontana, come la sanguinosa guerra civile sudanese o dalla dittatura ciadiana.Tutto il resto è razzismo istituzionale, di cui la criminalizzazione e la persecuzione giudiziaria della migrazione e della solidarietà sono e continuano a essere il più potente strumento operativo.

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